lunedì 15 maggio 2017

51. Gustave Flaubert - Madame Bovary

Ci sono libri di cui si sente dire peste e corna per tanto tempo da convincerci della loro intollerabilità. Per me uno di questi è stato "Madame Bovary" di Gustave Flaubert.
Per molto tempo ho desiderato leggerlo, ma, un po' intimorita dall'aura classica negativa che lo circondava, me ne sono tenuta a debita distanza, occhieggiandolo soltanto con amarezza. Poi, quest'anno, ho avuto l'occasione di leggerlo con un'altra persona e questo mi ha dato il coraggio per affrontare l'avventura.
Qual stupore! Perché nessuno mi ha mai detto che questo libro era tanto bello? Perché ne ho sentito parlare solo male in tutti questi anni? Irragionevole, incredibile. Per me è stato un viaggio meraviglioso nell'animo umano, nell'animo tormentato ed estremamente realistico di una giovane donna.

La signora Bovary che dà il titolo all'opera è Emma, nata Rouault, che Flaubert ci fa conoscere da giovane donna, per poi trascinarci nella narrazione della sua infanzia, come a spiegare il carattere spigoloso ed eccessivamente drammatico che l'ha resa famosa e invisa a tanti lettori.
Qui io devo subito spezzare una lancia in favore di Emma: è vero, è una donna problematica, piena di difetti e per questo molto vera, realistica, ma non stiamo parlando di una donna né malevola né crudele. La fama di donnaccia spudorata e di facili costumi, di donna incapace di amare è totalmente immotivata. Ho la sensazione, in questo caso come in molti altri, che sia stato il giudizio femminile a pesare contro Emma. Già, perché non c'è nessuno di inclemente verso le donne fragili quanto le altre donne. Agli uomini viene perdonato quasi tutto, in fondo sono maschi, appunto, e la mentalità femminile distorta li dipinge come esseri deboli, infidi e inclini al tradimento per natura, incapaci di vera rettitudine morale; invece negli esponenti del sesso debole tali difetti sono inaccettabili, intollerabili, e meritano di essere giudicati e condannati con forza. Anche in questo si esprime la misoginia della nostra società, nell'accanimento sulle donne e sui loro errori. Una vera donna è perfetta e incorruttibile, sempre.
Ebbene, Emma NON è perfetta e ne pagherà il prezzo sulla propria pelle. Tuttavia a me ha fatto una tenerezza infinita, l'ho trovata di una fragilità e di una sofferenza interiore desolanti. Non sono capace di condannare una donna per i propri errori quando già la vita gliene fa carico; al contrario, ad Emma vengono anche addossate tante colpe che non ha.

La prima cosa che mi ha stupito è leggere della sua infanzia e della deprivazione emotiva in cui è cresciuta. Se si fa un po' di attenzione ci si accorge subito che la piccola Emma non ha affetti veri e profondi: affidata al collegio non pare soffrire della lontananza da casa, tanto da non riuscire a provare genuina tristezza nemmeno quando sua madre muore; tuttavia non sembra creare veri legami i amicizia nemmeno con le coetanee, visto che in tutto il libro Emma non risulta avere nemmeno un'amica. Cresce senza fare esperienza di sentimenti veri, non sa cosa sia l'amore in qualsiasi sua forma, e allora cosa fa, dato che gli umani hanno bisogno in modo disperato di contatto e connessione emotiva? Li cerca all'esterno, in esperienze e atteggiamenti che le fanno smuovere qualcosa dentro. Così si abbandona al misticismo religioso, stile santa Teresa, completo di digiuni e mortificazioni; poi crescendo si rivolge alla letteratura, in particolare ai romanzi d'appendice.

Anche qui bisogna aprire un calderone ribollente di critiche. Si è detto spesso che Emma sia stata rovinata dalla lettura, che i libri di cui si cibava insaziabilmente l'abbiano corrotta, mettendole in testa fantasie insensate e spregiudicate. Personalmente non sono d'accordo. E' certo che i romanzi d'appendice, probabilmente, non hanno fatto del bene alla mente facilmente sovreccitabile e plasmabile della giovane Emma, ma è pur vero che ciò è accaduto solo per una predisposizione naturale della ragazza. E' plausibile supporre che sarebbe successo lo stesso se fosse stata semianalfabeta... Non condivido l'idea che esista una buona e una cattiva letteratura, libri pericolosi e libri adatti alle fanciulle. Esistono invece persone dal carattere debole e con problematiche personali irrisolte in cui la lettura, soprattutto di un certo genere, non va a portare giovamento.
Come dicevo, nel caso di Emma il problema è la sua inesperienza di sentimenti profondi, di un attaccamento sano e sincero. Per questo, sentendo di dover provare o almeno andare alla ricerca di tali emozioni, la ragazzina inizia a farsi fantasie basate su storie irreali e finisce per crearsi aspettative assolutamente impossibili. Sogna grandi avventure, passioni indomite, uomini forti e senza macchia che tutto sanno e tutto sono in grado di fare, belli, sempre sorprendenti e, naturalmente, pieni di soldi. Capirai che novità... Mi pare che anche al giorno d'oggi i sogni siano gli stessi, sia che le ragazze leggano sia che si rifiutino categoricamente di farlo.
Emma non è a contatto con il reale, con la propria condizione sociale ed economica. Non lo è da ragazza, quando ambisce alla ricchezza e ad un matrimonio aristocratico, e continua a non esserlo alla fine della sua vita, quando si rivela incapace di gestire la casa e l'aspetto finanziario della sua vita. D'altronde anche in questo parte della colpa è da ricercare nella famiglia, che le impartisce un'educazione signorile pur sapendo che nel contesto sociale in cui si trova non potrà mai entrare davvero in contatto col mondo a cui vorrebbe appartenere.

Non c'è da meravigliarsi, quindi, se Emma, tornata a vivere sola col padre in campagna, accetta di sposare Charles Bovary. L'uomo è mediocre, sicuramente inferiore a lei per ambizione e incline a lasciarsi manipolare dalle donne della propria famiglia, ma almeno è un medico, quindi può vantare uno status sociale rispettabile. Insomma, è il meglio che poteva sperare di trovare. Inizia così la loro vita insieme.


Charles ed Emma sono entrambi molto introversi, chiusi nelle loro fantasie e portati alla solitudine. Lui immagina di vivere un'intensa storia d'amore con lei e di amarla appassionatamente, ma se guardiamo bene ci accorgiamo che è assolutamente incapace di prestare attenzione ai dettagli e di leggere gli stati d'animo della moglie. Emma, d'altro canto, è alla continua ricerca di una fuga dalla realtà, perché non è in grado di affrontare la delusione dei propri impossibili desideri. E' un difetto, questo, che la porterà alla rovina e a compiere, alla fine, un gesto folle e disperato di autodistruzione.
Emma sogna, immagina, ricorda, e ogni volta che le sembra di sfiorare ciò che crede di volere aumenta in lei il senso di desiderio, di rimpianto, e lentamente annega nell'insofferenza.

Una delle cose che più mi hanno colpito è l'abilità di Flaubert, un uomo, di indagare l'animo femminile nei dettagli, con una delicatezza incredibile, e ancora maggiormente la sua conoscenza intima dei dolori dell'animo, della sofferenza intima. La descrizione del lento decadimento di Emma, pagina dopo pagina, è una descrizione quasi clinica della depressione. Tre quarti dei comportamenti comunemente contestati alla protagonista, quali l'essere sempre annoiata, capricciosa e umorale, sono i classici sintomi rilevati in questi casi, quindi potremmo dire che la donna avrebbe avuto bisogno di aiuto, più che di correzione...
Flaubert si rivela più e più volte sensibile e vicino alle problematiche femminili, alle difficoltà che esse dovevano affrontare in società e alle limitazioni che erano loro imposte. Quando Emma e Charles hanno una bambina, Berthe, lei si rattrista, pensando che anche sua figlia non sarà libera; invece, si dice, un maschio avrebbe potuto fare ciò che voleva, avrebbe potuto crearsi il proprio futuro ed essere felice.
Addirittura ci sono momenti in cui Flaubert ci fa sospettare di disprezzare un po' il genere maschile, ad esempio quando scrive brevi commenti come questo:

"Infatti, per tre anni, egli l'aveva evitata accuratamente, per quella vigliaccheria istintiva che caratterizza il sesso forte."

Se lo dice lui... Almeno mi evita il dolore di essere la solita fustigatrice di uomini! Perché diciamocelo, in questo libro non c'è una figura maschile che si salvi. Chi più chi meno, passano tutti per approfittatori, deboli o inetti.
Il suo primo amore, Léon, si rivela immaturo, incapace di esporsi. L'altro uomo della sua vita, Rodolphe, è un triste esempio dei peggiori donnaioli, incapace d'amore, interessato soltanto all'ebbrezza dei sensi, alla conquista. La usa e la distrugge, seducendola con un'insistenza che sfiora la violenza...
Ancora una volta io ho letto nelle azioni di Emma la volontà di non perdersi, di non fare del male. Resiste, fa di tutto per non cadere in errore, come se sapesse che, fatto quel passo in più, sarebbe rovinata per sempre. Saranno proprio questi uomini a distruggerla pezzo per pezzo, ad approfittare della sua ingenuità e della sua fervida immaginazione, perché essa fa di Emma un'amante focosa e spregiudicata, capace di far sentire un uomo come un dio. Questi uomini hanno visto la rovinosa fine a cui lei sarebbe andata incontro, ma nessuno ha avuto la volontà di fermarla, di aiutarla, di prendersi cura di lei.
E Charles, il marito? Lui fa quasi pena, poverino, così incapace di vedere ciò che gli accade sotto il naso... Perfetto campione dell'Utilitarismo, non vede perché Emma non dovrebbe essere felice: in fondo ha una bella casa, lui ha un lavoro rispettabile, ha cibo, vestiti e servitù e le viene anche soddisfatto qualche vizietto. In questa società in cui la felicità è solo materiale la sofferenza di Emma è incomprensibile.

Non credo ci sia qualcuno che non sa come finisce questo romanzo. Non c'erano molte alternative, date le premesse. Sommersa dalle menzogne su cui posa la sua vita, un'esistenza assolutamente finta, una volta che i nodi vengono al pettine o hai il carattere di esporti, affrontare il giudizio pubblico e reinventarti una vita o soccombi. Ecco, forse è questo il difetto più grande di Emma, a conti fatti: la sua mancanza di vero carattere, di senso di responsabilità, quella forza che permette a molti di noi di far fronte a testa alta alla vita e ai suoi alti e bassi.
Io sapevo che Emma sarebbe morta, ma mi ha colpito molto la durata dell'agonia e la descrizione dettagliata della sua morte. Pare quasi che Flaubert abbia proprio voluto farcela sentire sottopelle, questa sofferenza dilaniante, e non ci risparmia nessun dettaglio. Fino alla fine staremo accanto ad Emma e la osserveremo patire le pene dell'inferno. Io, a metà circa dell'agonia, ho fatto una pausa, perché la sensazione era davvero opprimente.
E' quasi grottesco come Charles sembri svegliarsi dal suo sogno di vita dorato solo alla morte della moglie per farsi trascinare dal ricordo di lei, quasi come una maledizione rimasta a tormentarlo, in un mondo di emozioni forti e strazianti. Allora la amava davvero profondamente, viene da esclamare guardandolo soffrire la vedovanza. O forse no, perché in fondo a Charles è sempre piaciuta di più l'immagine di Emma che lui si era creato in testa...

In conclusione, questo romanzo mi si è rivelato veramente come un grande capolavoro, con la profondità e l'intensità degna del suo nome e della fama che lo precede. Pur non amando Emma Bovary o alcuno degli altri personaggi, ho vissuto con loro il drammatico dipanarsi delle vicende, nell'attesa della fine che si è rivelata più crudele di quanto avessi immaginato. Consigliarne la lettura mi sembra sciocco, perché il libro è talmente famoso da non necessitare supporto; consiglio invece ai lettori che si accingono alla lettura di approcciarlo a mente aperta, senza pregiudizi, ma con l'animo pronto ad accogliere e compatire le mancanze e i difetti degli esseri umani che, si sa, perfetti non sono mai, se non nei romanzi d'appendice...

4 commenti:

  1. Bellissima recensione,hai spiegato alla perfezione l'anima del romanzo, è proprio la recensione che mi sarebbe piaciuto riuscire a scrivere su questo romanzo, mi hai tolto le parole di bocca!

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    1. Ti ringrazio tantissimo! Ci tenevo tanto a mettere per iscritto le mie osservazioni e le mie sensazioni su questo romanzo, perché come dicevo ne ho sentito parlare con tanta repulsione da rimanere quasi scioccata da quanto invece mi è piaciuto!
      Sono felice che tante persone abbiano avuto la mia stessa bellissima esperienza. :)

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  2. Se lo si fa leggere ai ragazzini, com'è successo a me, è difficile amarlo, perché Emma, con le sue disillusioni è troppo lontana. E comunque no, non le perdono la mancanza di carattere ne l'essere i uccisa senza pensare alla figlia. Poi, quando a distanza di anni si prova ancora astio x i personaggi di un libro (figlia e cane a parte non si salva nessuno) è perché il libro ha fatto il suo dovere di plasmare l'immaginario del lettore

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    1. Lo sai, io non riesco proprio a condannarla. Ne abbiamo discusso tanto, ma io Emma la trovo così "poverina" nel suo essere una creatura senza spina dorsale... Forse perché ne conosco a pacchi di gente con questo tipo di carattere, forse perché un po' lo sono anch'io.
      E poi mi fa impazzire la modernità di Flaubert che ha il coraggio di scrivere nero su bianco che una donna può non amare i propri figli! Quanti figli di madri così ho visto io da insegnante...chissà tu.

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