domenica 31 dicembre 2017

Il giro del mondo letterario: sintesi del 2017

Quest'anno il giro letterario si è un po' arenato nel corso degli ultimi mesi. Probabilmente a causa anche della Reading Challenge, ma soprattutto del mio poco impegno nella lettura, ho iniziato l'anno con sprint, leggendo tanti Paesi nuovi, ma poi la corsa ha subito una brusca frenata.
Ciononostante la mappa del mondo si è colorata parecchio, perché ho toccato le coste della Cina e del Canada che di chilometri quadrati ne occupano parecchi.
In totale ho visitato, solo nel 2017, 22 nazioni del mondo. Non male, comunque...

Ciò che mi rende felice è che ho acquistato molti libri dal mondo negli ultimi mesi, che mi serviranno nel 2018. Mi sono concentrata soprattutto sull'Africa, perché gli Stati sono tanti ma gli autori recuperabili in italiano o almeno in inglese sono pochi, soprattutto da alcune aree. Le traduzioni languono...
Mi preoccupa ora soprattutto l'Oceania, di cui ho letto i Paesi più grandi e ora non so come recuperare libri dalle isolette del Pacifico. Se qualcuno volesse darmi una mano... Suvvia, ci sarà un volontario disposto ad andare a Tahiti o a Kiribati per comprarmi un libretto locale!
Ovviamente si accettano sempre consigli!

Ecco quindi la mia cartina del 2017:


A che punto sono del giro del mondo?
Questa è la cartina riassuntiva dei due anni appena passati:


Reading Challenge 2018

Come detto nel post precedente, quest'anno la Reading Challenge me la sono fatta in casa, quindi è una sfida più...domestica, anche se sono ben contenta se qualcuno sceglierà di farla propria.
E' stata pensata per essere utile oltre che dilettevole e stimolante. Utile per chi? Ma per me, naturalmente, nel senso che comprende anche dei prompt che mi aiuteranno (si spera) nel lavoro e per il giro del mondo.

Dunque, quali sono i prompt di quest'anno? Eccoli qui:

Un libro di Dickens
Un libro pubblicato nel 2018

Un saggio
Un Horror
Un Giallo
Una distopia

Un libro con più di 500 pagine
Un libro con più di 800 pagine
Un libro scelto per te

Un libro africano
Un libro giapponese
Un libro di tematica gay

Un libro di autore anonimo
Una serie
Due libri consonanti
Un libro di tematica femminista

Un libro che pensi di odiare

Un libro scritto prima della nascita di Cristo

Un Premio Pulitzer
Un libro prestato

Un libro regalato

Un libro di racconti
Un libro che avresti dovuto leggere

Un libro da cui è stato tratto un film
Un libro di poesia

Un libro condiviso

Un libro che hai abbandonato
Un libro presente nella lista del Guardian
Un Premio Nobel
Un Premio Strega

Spero di riuscire a fare meglio del 2017. Alla fine ne ho lasciati 6 completamente in bianco. Questa volta vorrei arrivare almeno a 28 su 30. Ovvio, 30 su 30 sarebbe il massimo...
Quindi bando alle ciance, che c'è ancora da finire la sfida del 2017 e poi si legge!

Reading Challenge 2017: com'è andata?

La mia prima Reading Challenge (fatta in casa o quasi) si è conclusa con il 31 dicembre 2017. E' stata un parziale successo: completata per due terzi, sono riuscita a leggere molte categorie, alcune le ho iniziate ma non finite, altre non sono proprio riuscita a toccarle. Peccato, perché se non avessi avuto la crisi di lettura del mese di Novembre (che si è protratta poi anche nel mese di Dicembre...) ce l'avrei fatta senza problemi.
Ciononostante sono contenta perché mi ha spinto a cercare qualche testo inusuale o temuto e ho letto libri che in fondo aspettavano da un po' il loro turno. Mi hanno aiutata anche un paio di audiolibri, new entry del 2017, che mi sono tanto di compagnia in auto e si rivelano anche pratici nel recuperare ore di lettura...

Quindi questa tabella? Eccola qui:

Un libro che ti è stato regalato/prestato
Un libro consigliato da un/a collega
Sarah Waters - Fingersmith
Un libro il cui titolo è una sola parola (più eventualmente articolo)
Un libro fantasy/con elementi di magia
Un libro di un autore che questanno compierebbe almeno 200 anni
Un libro di cui hai visto il film ma che non hai ancora letto
Un fumetto pubblicato prima della tua nascita
Superman
Un libro che puoi leggere in un weekend
Un libro la cui protagonista ha il tuo stesso nome
Un libro di un autore che ha vinto il premio Nobel
Un libro che non è stato pubblicato nel tuo Paese di residenza
Un libro uscito nellanno in cui sei nata
Un libro che ha avuto un adattamento televisivo/cinematografico
Un classico che ancora ti manca
Un testo teatrale
Aristofane - Lisistrata
Una serie di manga che non hai ancora letto
Un libro riguardante miti/leggende
Yei Theodora Ozaki Japanese Fairy Tales
Un giallo/thriller
Un libro per bambini/ragazzi
Un libro che ha la fama di essere impossibile da mettere giù
Il libro preferito di un amico
Ursula Le Guin The Left hand of Darkness
Un libro che eri impaziente di comprare/prendere in prestito ma che poi non hai letto
Un libro legato a qualche fatto di attualità
Un libro che hai letto molto tempo fa e non avevi apprezzato
Un libro con un titolo o una copertina brutto/a
Un libro di un autore emergente
Un libro che hai sempre evitato
Un libro con un protagonista in cui pensi di rispecchiarti o che sia diametralmente opposto a te
Un libro con unambientazione inusuale
Un libro non fiction

I libri in rosso sono stati iniziati ma non finiti, quindi verranno poi spuntati nel corso del mese di gennaio (spero). I campi evidenziati...sono quelli in cui ho fallito. Sigh.
Mancano un paio di link, ancora, perché la pigrizia letteraria si è impadronita anche del blog, nell'ultimo periodo, e sono rimasta un pochino indietro con i post. Recupererò e integrerò.

Ringrazio tanto la mia ex collega Miriam, che ha condiviso con me questa bellissima iniziativa privata, anche se non leggerà mai questo post. Mi ha regalato una nuova sfida e per questo nuovo anno abbiamo già provveduto a stilarcene una nuova fatta su misura...

77. Matt Simon - La vespa che fece il lavaggio del cervello al bruco

Io leggo pochi saggi. Non so perché. Sarà che li trovo un po' lenti, nel senso che anche quando mi interessa molto l'argomento le pagine scorrono molto meno velocemente di un romanzo. Inoltre c'è il fatto che io, dalla letteratura, chiedo spesso storie, vite, emozioni, la descrizione dell'animo umano, e raramente leggo per istruirmi su argomenti nuovi.
La biologia peculiare però mi ha sempre appassionato, divertito e attratto. Potevo quindi esimermi dal leggere il libro di Matt Simon "La vespa che fece il lavaggio del cervello al bruco"? Non diciamo sciocchezze, con un titolo così...

"Le vespe parassite che iniettano i propri piccoli nei bruchi rappresentarono per Charles Darwin un dilemma profondo: 'Non posso persuadermi che un Dio benefico e onnipotente avrebbe creato intenzionalmente gli icneumonidi con la precisa intenzione che si nutrissero del corpo vivente di bruchi, o che avrebbe deciso che un gatto dovesse giocherellare con i topi', scrisse una volta in una lettera a Asa Gray."

Di questa storia del bruco e della vespa avevo già sentito parlare da un altro divulgatore scientifico molto divertente, Ed Yong, che si può ascoltare nella sua presentazione per Ted2014 qui.
Matt Simon, però, è una fonte di continue sorprese, perché di animaletti dalle capacità strane (e spesso mortali, anche se non sempre per l'uomo) ce n'è un sacco sul pianeta e lui ha fatto dello scovarli e raccontarli la propria professione.

"La vespa Glyptapanteles inietta le proprie uova in un bruco, così dopo la schiusa le larve possono mangiare parte della vittima, uscire fuori dal suo corpo e controllare la mente del poveretto (in qualche modo ancora vivo) perché le protegga dai predatori. Per procurarsi un pasto, la femmina del ragno bolas produce feromoni che imitano il profumo delle femmine di falena e attira così il maschio in una ragnatela simile a un lazo vischioso."

Così la quarta di copertina recita presentandoci questo libro e devo dire che questi sono soltanto due esempi da nulla. La collezione di stranezze è davvero grande.
Simon ha dato un ordine a quest'allegra banda di creature all'insegna dell'incredibile raggruppandoli per tipologia di peculiarità. Troviamo così gli accoppiatori folli (tra cui l'antechino è forse il mio preferito), coloro che appioppano le proprie uova/larve/cuccioli ad altre specie o che le nascondono in posti strani, creature che vivono scroccando all'interno di altri esseri viventi o che formano colonie inaspettate (il galiotto e il suo sodalizio col cetriolo di mare saranno per sempre nel mio cuore), bestiole in grado di sopravvivere in condizioni estreme (l'orsetto d'acqua è, tipo, il mio preferito tra tutti, ma anche l'armadillo rosa è di una pucciosità estrema), animali dotati di incredibili sistemi di difesa (come la mucosissima missina) o in grado di mangiare qualsiasi cosa e infine coloro i quali hanno inventato modi terribilmente astuti per catturare le proprie prede. Insomma, una vera carrellata di fenomeni della natura e dell'evoluzione, raccontati in modo semplice e ironico.

Questa è forse un po' la forza e una delle debolezze di questo libro. E' un tipico saggio di divulgazione scientifica e porrei il target nell'età adolescenziale/giovani ventenni: i capitoli sono brevissimi, i racconti dettagliati e truculenti come piace ai ragazzi e c'è un certo piacere sublime per il particolare schifoso che non può non fare breccia. Ad alcuni dei miei allievi di quinta ho letto un paio di capitoli ed erano in brodo di giuggiole... D'altro canto, questo libro si adatta meno alle persone un po' più mature o con una buona cultura scientifica, che lo troveranno forse un po' scarno nei dettagli tecnici e che conosceranno già molte delle particolarità raccontate (anche se non credo tutte tutte). Il marito di Tenar, che me l'ha prestato, ne è rimasto un po' deluso, ad esempio, ma temo di aver capito che lui era proprio il target a cui questo libro non si rivolge.

Ma chi potrebbe resistere all'armadillo rosa?

Simon, peraltro, ha anche il pregio di narrare stralci di vita di alcuni tra i più avventurosi ed importanti (ma ahimè dimenticati) esploratori e biologi della storia, come Maria Sibylla Merian, una vera avventuriera che precorse i tempi, spingendosi nella giungla del Suriname a caccia di insetti dopo aver lasciato il marito: era il 1699 ed è un peccato che una pioniera delle ricerche naturalistiche sia più o meno scomparsa dai libri.

Cosa non mi è piaciuto invece di questo saggio?
Principalmente credo il linguaggio utilizzato, colpa anche di una traduzione non meravigliosa. Simon scrive in uno stile da blog tipicamente anglosassone. Chi frequenta questo genere di pagine e legge in inglese saprà di cosa sto parlando: si tratta di una vera e propria sottolingua, uno slang stilistico più che lessicale, che ha delle tempistiche e un'ironia tutta sua. Purtroppo a mio avviso questo stesso stile non decolla sulla carta, anzi suona un po' troppo giovane; in più questo genere di linguaggio non è utilizzato nei blog in lingua italiana, per cui la traduzione (estremamente letterale, che non sempre è un bene...) risulta estremamente pesante, involuta. Va da sé che lo scritto perde gran parte della freschezza e dell'umorismo dell'autore. Un vero peccato, un difetto che sicuramente poteva essere risolto con una buona traduzione illuminata e un servizio di editing decente. Ahimè, stavolta è proprio colpa nostra e non dell'originale.

Non posso dare un giudizio definitivo negativo per questo libro, né posso dire che mi abbia entusiasmata. E' simpatico, curioso e facile da leggere anche a spizzichi e bocconi; probabilmente è un ottimo libro da bagno, un po' meno da lettura continuativa e concentrata. Consigliatissimo agli adolescenti, meno a chi queste cose le indaga da un po'. Una buona opera di divulgazione che meriterebbe, in futuro, un editing e una cura maggiori.

mercoledì 20 dicembre 2017

76. Gabriele D'Annunzio - L'innocente

Ci sono autori classici che piacciono e altri che proprio non digeriamo. Ognuno ha le proprie preferenze ed è anche il bello di essere umani, questa diversità. Questo per dire che so quanto sia un grande scrittore italiano Gabriele D'Annunzio; ciononostante io con lui ho qualche problema. Sarà l'influsso del fastidio per il personaggio storico D'Annunzio, o per la sua vita privata; sarà il suo modo di scrivere spesso tortuoso e barocco, pienamente decadente, che non è nelle mie corde. Non so di preciso cosa non mi convinca, ma qualcosa c'è. Probabilmente un mix dei suddetti.
Il mio primo incontro con D'Annunzio fu negli anni della scuola, con "Il Piacere": piena di buona volontà, ne lessi 50 pagine e poi lo abbandonai, morta di noia. Si sa come sono gli adolescenti, io non facevo eccezione...
Però ricordo ancora, come un'eco lontana e a malapena distinguibile, la lezione che la mia professoressa d'italiano tenne sul romanzo "L'innocente". C'era un brano tratto da questo romanzo sulla nostra antologia e la gentilissima donna, sapendo quanto odiassi leggere ad alta voce, mi chiese di farlo. Sarà stato questo o il nome del bambino protagonista, Raimondo, a restarmi impresso? O forse la crudeltà del gesto di cui D'Annunzio scrive in questo libro, un infanticidio appunto? Comunque sia ho riconosciuto nel libro usato che ho salvato dal cassonetto qualche tempo fa un segno del destino e ho voluto con esso dare una seconda chance a questo autore. Risultato: non sarà mai il mio preferito e non ne serbo un ricordo imperituro, ma non mi è dispiaciuto, letto a quest'età.

"L'innocente" è presentato come una lunga confessione, lo sfogo in prima persona di un uomo che, a un anno di distanza dal fattaccio, ancora non trova pace e che tuttavia non riesce a riconoscersi pentito. Scritto tutto in prima persona, con il passo quasi di un diario di memorie, il protagonista è Tullio Hermil, ricco proprietario terriero dal temperamento irrequieto e col vizietto delle donne, tipico uomo dannunziano insomma. E' sposato da sette anni con la bella Giuliana, da cui ha avuto due figlie, ma nonostante sostenga di amarla teneramente e nonostante lei paia essergli devota in maniera quasi masochista, lui non riesce a fare a meno di cercare altrove ardore e intimità, inanellando una sfilza di amanti a cui è focosamente legato e per le quali trascura la famiglia (senza nemmeno fare finta di nasconderlo, se non a mamma, che poi ci rimane male).

"Io credevo che per me potesse tradursi in realtà il sogno di tutti gli uomini intellettuali: - essere costantemente infedele a una donna costantemente fedele.
'Che cerchi? Tutte le ebrezze della vita? Esci, va, inebriati. Nella tua casa, come un'immagine velata in un santuario, la creatura taciturna e memore aspetta. La lampada, dove tu non versi mai una stilla d'olio, rimane sempre accesa.' Non è questo il sogno di tutti gli uomini intellettuali?
Anche: 'In qualunque ora, dopo qualunque fortuna, ritornando, tu la ritroverai. Ella era sicura del tuo ritorno ma non ti racconterà la sua attesa. Tu poserai il capo su le sue ginocchia; ed ella ti passerà lungo le tempie l'estremità delle sue dita, per magnetizzare il tuo dolore.'"

(Ma che danni ha fatto nella mente dell'uomo il mito di Ulisse?)

Fin qui la storia potrebbe essere banalmente dannunziana e pure un po' allergizzante. La crudeltà e la freddezza di Tullio nei confronti di Giuliana nella prima parte del romanzo è allucinante, ma incredibilmente realistica, perfetto specchio dell'uomo narciso egocentrico ed egoriferito. Tutto cambia però quando Tullio viene mollato in tronco dall'amante e in breve tempo si ritrova a scoprire uno scioccante segreto: Giuliana è incinta e il padre non è di certo lui.
Io sono quel tipo di donna che non è attratta dal genere dannunziano nemmeno fosse l'ultimo uomo sulla faccia della terra; anzi, gli mollerei volentieri una scarpata in faccia metà del tempo. Ecco, è proprio il tipo di uomo che mi suscita violenza, quindi questo colpo di scena, che poi tanto colpo di scena non è perché lo si avverte arrivare fin dall'inizio, è stato goduriosissimo.
Da lì in avanti la narrazione si fa più oscura, contorta, perché più intima e personale, più incentrata sui tormenti e le mille contraddizioni di Tullio, che non sa come reagire alla situazione.

E' inutile nasconderlo, anche perché D'Annunzio lo dice nella prima pagina del romanzo: l'innocente del titolo è questo bambino figlio dell'adulterio, un infante non voluto né dal padre né dalla madre, ma che porta invece scompiglio e dolore nella loro casa, persino desiderio di morte. Fino a giungere al gesto più estremo e mostruoso: l'omicidio.

[Spoilers ahead!]

Possiamo davvero considerare, d'altronde, un infanticidio ciò che fa Tullio? Mi è piaciuto molto come D'Annunzio ha trattato questo tema, prima di tutto con un'introspezione molto realistica e che per questo lascia a volte il lettore perplesso, senza parole: Tullio è un inconcludente, nella vita sa fare poco e niente, come tutti i superuomini perdenti dannunziani; perciò anche nel delitto, come nel rapporto amoroso, è in balia di un'altalena di emozioni e desideri che lo portano a lasciar fare quasi totalmente al destino.
Cosa fa davvero Tullio? Espone il bambino alla finestra aperta sul vento invernale per poco più di un paio di minuti, poi si spaventa, ha paura di essere scoperto, e lo rimette al calduccio. Può essere davvero questa la causa della morte del piccolo, anche se a così breve distanza? Non è invece più probabile che il bambino abbia preso un malanno dagli adulti che gli stavano attorno o dalle sorelle più grandi? Ovviamente questo non lo sapremo mai e a Tullio non interessa; lui si sente comunque partecipe, colpevole della morte del piccolo.

[End of spoilers]

La caratterizzazione dei due protagonisti adulti della storia, Tullio e Giuliana, mi è piaciuta molto. Una delle cose che più mi ha colpito di Tullio è l'infantile mancanza di pentimento: anche quando ha momenti di dispiacere, di senso di colpa, non mostra di aver interiorizzato il proprio errore, di aver imparato dal proprio vissuto. In tutti i suoi desideri è sempre preda dell'istinto o dell'emozione del momento, incapace di anteporre buon senso o razionalità al capriccio, e quando si trova a dover prendere decisioni difficili, da vero adulto, colme di responsabilità, va in crisi. Se dimentico che Gabriele D'Annunzio era inquietantemente simile ai suoi protagonisti trovo il tipo umano descritto verissimo e ben rappresentato.
Invece Giuliana è un mistero, un segreto che avrei voluto svelare, indagare, ma che l'autore non ci mostra mai davvero. La donna è un essere insondabile per lui, segue le sue meccaniche aliene, così lontane da quelle dell'uomo che le sta accanto da essere incomprensibili. Tullio non sa nulla di Giuliana; pensa di conoscerla e la idealizza, la immagina, proietta i sentimenti e i desideri che lui vorrebbe trovare in lei mentre lei vive una sua esistenza segreta, di cui il lettore è altrettanto ignorante. Giuliana è un personaggio oscuro, sofferente, anch'ella ricca di contraddizioni, ma molto intensa nelle sensazioni, spesso esagerata. Forse è anche questa impossibilità, da parte mia, di entrare in contatto con lei davvero, di scoprire cosa senta e cosa pensi dietro al paravento di svenevole silenzio stoico, che me l'ha resa così attraente. Come avrà reagito alla fine, alla morte dell'innocente? Si sarà ripresa dal suo letto di malattia, che era anche un modo per punirsi? Sarà cambiato qualcosa tra lei e Tullio? E soprattutto, ciò che c'era tra loro due era ancora salvabile?

Non tutto mi è piaciuto, chiaramente. Il linguaggio di D'Annunzio è anche piuttosto complesso, ricco di arcaismi e costruzioni contorte, di citazioni in lingua straniera (non tradotta), che rendono la lettura più lenta. E' necessaria una buona cultura letteraria di base e una concentrazione superiore alla media per seguire la narrazione dannunziana; non è più un autore che proporrei agli studenti al liceo, se non per brevi brani in lettura condivisa e commentata in classe. Inoltre, per quanto interessante fosse l'introspezione psicologica del protagonista, alcuni passaggi sembrano davvero troppo lunghi e ripetitivi. Anche alcuni mezzi stilistici, utilizzati per sottolineare simboli e metafore, saltano fin troppo all'occhio.
In conclusione, questo romanzo è stato interessante e mi ha dato molti spunti inattesi, mi ha fatto rivalutare D'Annunzio da assolutamente illeggibile a potenzialmente stimolante e mi ha fatto fare un altro po' pace con la letteratura italiana. Niente che mi abbia cambiato la vita, vabbè, ma non tutto può essere nelle nostre corde...

Curiosità: in quest'opera D'Annunzio cita Tolstoj. E' proprio necessario che io riavvicini anche quest'autore l'anno prossimo...