"Follia" è un romanzo dalla fama incontrastata, almeno nel mio cerchio di conoscenze. Considerato da tutti un libro bellissimo, siano essi miei coetanei o miei studenti, ho deciso che potesse corrispondere alla definizione di "un libro che ha la fama di essere impossibile da mettere giù" e l'ho inserito nella Reading Challenge.
Il titolo si può dire abbastanza azzeccato, sebbene l'originale sia "Asylum", cioè manicomio. Infatti gran parte della vicenda ha luogo tra le mura di un manicomio inglese degli anni '50. Patrick McGrath sceglie come protagonista per la propria storia una donna ancora giovane e bella, seppure non più freschissima. Stella, questo è il suo nome, è sposata con un eminente psichiatra, Max Raphael, la cui carriera sta rapidamente avanzando, tanto da essere assegnato ad un manicomio piuttosto rinomato. Qui si trovano anche criminali con problemi psichiatrici e si cerca di facilitare nei pazienti una ripresa della vita quotidiana normale attraverso lavori interni al complesso della clinica e momenti d'incontro e di svago.
Stella si trasferisce con Max e il figlio Charlie all'interno del manicomio, in una villetta d'epoca vittoriana, e inizia un quieto tran tran che verrà sconvolto dall'incontro con Edgar Stark, proprio uno dei detenuti ricoverati.
La prima cosa da sottolineare è che questa storia non è raccontata da un narratore esterno alla vicenda, ma da Peter, uno psichiatra di successo non più giovane, che ha avuto tra i propri pazienti sia Edgar Stark sia Stella Raphael. Questo è un po' uno spoiler, ma nemmeno tanto visto che viene detto nelle prime pagine: è evidente fin dall'inizio che Stella ed Edgar inizieranno una relazione clandestina e che la salute mentale di entrambi ne uscirà devastata. E' anche vero però che il narratore interno alla vicenda è inevitabilmente inaffidabile: nonostante parli con la calma e la freddezza di un professionista, il suo sguardo è carico di emozioni e gli eventi ne risultano deformati.
Il romanzo parla di follia, ma essa ha molti volti all'interno della vicenda. Stella, Edgar, Max, lo stesso Peter, ognuno di loro ha dentro di sé un disagio mentale grande, che porterà gli eventi in una direzione ben precisa e chiara fin dall'inizio.
Stella, figura centrale, non si può dire pazza: ciò di cui soffre è una comunissima, per quanto drammatica, sindrome depressiva. Depressione che però la spinge mano a mano verso comportamenti sregolati e autodistruttivi: l'alcool ed Edgar Stark sono due facce della stessa medaglia, la disperata ricerca di senso nella propria vita, di emozioni forti, di qualcosa che sembri ampliare gli orizzonti e darle una speranza per il futuro. Ciò che più ha depresso me, leggendo, è vedere come i segni siano evidenti fin dall'inizio, come Stella lanci notevoli richieste d'aiuto, sebbene piuttosto indirette, soprattutto al marito, ma questi, nonostante la preparazione e l'esperienza sul campo, pare non accorgersi di nulla. Non c'è niente, credo, che spinga un depresso ancora più a fondo quanto vedersi ignorato, incompreso, o peggio criticato per il proprio disagio. Ci sarebbe stato spazio di salvezza per Stella, credo, nelle prime pagine di questa vicenda; purtroppo nessuno si prenderà carico del suo dolore e questo si trasformerà in distruttività, per se stessa e per gli altri. E' proprio la depressione a fornire a Stella l'instabilità mentale per accettare la pazzia di Edgar, la sua violenza, le sue precarie condizioni di vita.
Edgar, l'artista, sì che è pazzo. Maniaco e paranoide, assassino efferato per amore, o meglio per ossessione, è tanto freddo e calcolatore quanto è folle nelle sue fantasie di tradimento e nella sua manipolazione dei ricordi. Edgar è un personaggio che rimane per tutto il libro un po' in ombra, seppur sia una delle figure chiave della vicenda. Non sappiamo mai cosa pensi, cosa senta, cosa voglia davvero; ciò che ci arriva è solo un riflesso, l'opinione di chi lo conosce e ha a che fare con lui, in particolare quella soggettivissima di Stella e di Peter, in entrambi i casi troppo carichi di pregiudizi per dare una lettura veramente oggettiva del personaggio. Ciò che è sicuro è che Edgar è un pazzo di quelli pericolosi e che in un certo senso diventa il motore di una serie di altre follie in altri personaggi, che da lui si fanno trascinare nel baratro.
Si può dire però che i due dottori coinvolti nella vicenda, Max e Peter, siano del tutto sani di mente?
Max è un uomo perso nel proprio ego, incapace di empatia e di tenerezza, che ignora la moglie non solo emotivamente ma anche fisicamente, e questo nonostante la donna sia ancora giovane, bella e desiderabile. Diciamo che è un personaggio fortemente detestabile, che non riesce a fare pena al lettore nemmeno nei momenti peggiori, quando tutto gli si rivolta contro e, a poco a poco, si ritrova a stringere in mano un pugno di mosche. Max ha un rapporto morboso di dipendenza dalla propria madre, è ottenebrato dall'ansia di successo e pensa che ignorando i problemi questi scompaiano. Non è un atteggiamento che non ho mai visto, soprattutto negli uomini, ma non si può dire che sia normale né tanto meno maturo.
Peter sembra il più posato del gruppo; stranamente dolce e attento al prossimo nonostante il proprio lavoro sia uno di grande responsabilità e stress emotivo, è un uomo misterioso, che vive solo e sembra dedicare tutto il proprio tempo libero alla cultura e ai pochi amici, tra cui Stella. E' l'unico ad accorgersi della condizione di sofferenza di Stella e a insistere perché Max faccia qualcosa per aiutarla, invano. Eppure la follia c'è, è lì in agguato... Anche lui è un uomo incapace di valutare la realtà per ciò che è davvero, preda di fantasie romantiche e incline a mentire a se stesso, pur di ottenere ciò che vuole. E' un'acqua cheta che nasconde un gorgo oscuro. Fino alla fine, anche quando sarà in parte colpevole del drammatico epilogo della vicenda, Peter sembra immune da veri sensi di colpa, completamente assorbito da quella che appare a tutti gli effetti come un'ossessione: entrare nella mente di Edgar Stark e tenere Stella con sé. Però ci aveva avvertito fin dall'inizio: le storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono il suo interesse principale da molti anni...
Una cosa che mi ha colpito tanto, oltre alla tristezza per la condizione di solitudine di Stella e l'indifferenza in cui la sua depressione si aggrava, è l'estenuante desiderio sessuale che la circonda. Stella è una bella donna, viene ripetuto più volte. E' seducente ed elegante, ha modi naturalmente attraenti. Apparentemente è anche circondata da allupati; o forse dovremmo dedurne che gli uomini, qualsiasi sia la loro natura, cercano tutti di approfittare sessualmente delle donne che percepiscono più disponibili o fragili, qualsiasi sia la situazione in cui si trovano? Stella è una donna distrutta ed è naturale provare un certo risentimento nei suoi confronti, da un certo punto in avanti, sebbene questo sia moderato dalla pena per la sua malattia e per l'ingenuità a volte surreale. Gli uomini che l'attorniano però fanno proprio una figura orribile, uno dopo l'altro e senza salvarsi. Tutti indistintamente sono attratti da Stella, sia ella sana o malata, carina o sciupata, ben truccata o trasandata. Tutti la vogliono e cercano di possederla, anche se ognuno con mezzi diversi: puro erotismo o romanticismo di facciata, gesti bruschi o gentili; comunque sempre al sesso si torna, come avvoltoi che girano attorno ad una bestia morente. Stella reagisce a questi assalti asfissianti come ho visto fare a molte donne: arrendendosi, lasciando via libera a tutti, che facciano, basta che non le diano problemi. Il sesso è usato da molte donne come un'arma, per altre è una liberazione; per altre ancora è un prezzo da pagare, a cui prima o poi bisogna far fronte. Io Stella l'ho vista un po' così, in cerca di passione ed emozione ma incastrata in una ragnatela di uomini che non fa che chiederle disponibilità fisica ignorando le sue manifestazioni di disagio.
Non metto in dubbio di essere, in questo, prevenuta. Essendo una donna mi è più congeniale proiettarmi nell'unico personaggio femminile centrale alla vicenda e quindi vedere la vicenda attraverso i suoi occhi. Sicuramente un occhio maschile noterà cose diverse, avrà meno pazienza con Stella. Mi incuriosisce sapere con quale dei personaggi maschili un uomo si immedesimerebbe di più, leggendo questo romanzo, e come vedrebbe questo nugolo di pretendenti al letto di un'unica donna fondamentalmente fuori di testa.
Questo libro mi è piaciuto? Sì, abbastanza, sebbene non mi abbia tenuta incollata alle pagine quanto mi sarei aspettata. E' una bella (o brutta) storia di ossessione, gli ingredienti sono ben dosati e si respira un'aria di malattia mentale perfettamente orchestrata, ma forse c'era troppa amarezza e un filo di disperazione in eccesso perché riuscissi a lasciarmi davvero trasportare dalla vicenda. E' un libro che però mi sento di consigliare, perché merita di essere letto, e che offre sicuramente spunti di confronto interessanti. Inoltre un evento chiave all'interno del libro (che non nominerò per non fare spoiler, ma che avevo previsto fin dalle prime pagine) mi ha riportato alla mente due classici della lettura: "Le affinità elettive" di Goethe, che ho letto grazie al gruppo di lettura un paio d'anni fa, e "L'innocente" di Gabriele D'Annunzio, che non ho ancora letto ma che ho preso in mano subito dopo aver finito questo romanzo e sarà una delle mie prossime letture.
Prima però mi avventurerò in lande più esotiche...
P.S.: Trovo la copertina della mia edizione del romanzo bellissima e quanto mai azzeccata. Il dipinto si intitola "Barracoon" ed è di Andrew Wyeth. Davvero perfetto.
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