domenica 29 ottobre 2017

71. William Goldman - The Princess Bride (La storia fantastica)

Ci sono film che segnano una generazione. Per me, nata nel 1980, i film che hanno fatto epoca sono "Ghostbuster", "Gremlins", "I Goonies", "La storia infinita" e tanti, tanti altri. Impossibile fare un elenco accurato. Uno dei film su questa lista però è senz'altro "La storia fantastica", titolo assolutamente lontano dall'originale (che sarebbe "La principessa sposa") ma ormai passato nella memoria a lungo termine di tutti noi. Chiunque abbia tra i 35 e i 40 anni e non riconosca la frase "Hola. Mi nombre es Inigo Montoya, tu hai ucciso mi padre, preparate a morir!" è probabilmente una persona losca e indegna d'amicizia. Un po' come uno che non sa chi è Artax, per intenderci.
A proposito, in caso ci sia qualcuno che sguazza nell'ignoranza e voglia rimettersi in pari con l'umanità, abbiamo un contributo cinematografico da Youtube:


Quello che non molti sanno, invece, è che il film "La storia fantastica", che vede tra i protagonisti il mitico André the Giant e una giovanissima Robin Wright, è stato tratto da un libro. Tipo, io questo film lo conosco a memoria, eppure del libro non sospettavo l'esistenza. Sacrilegio!
Quando ho scoperto il titolo del romanzo è entrato in direttissima nella top dei libri da comprare. Poi, misteriosamente, (ma mica tanto, perché è una cosa che, ahimè, succede abbastanza spesso in questa casa) è rimasto a prendere polvere su uno scaffale... Fino a quest'anno, quando mi sono decisa, finalmente, a concedergli un po' del mio tempo per raccontarmi la sua storia.

La prima cosa che devo sottolineare è che, per chi è familiare col film, il libro non ha praticamente nulla di sorprendente da dire, e anche di elementi extra ce ne sono ben pochi. Questo non tanto perché il libro sia scarno, ma perché il film è stato fatto con la massima fedeltà all'originale, mantenendo i dialoghi quasi inalterati e gli eventi fondamentalmente coincidenti. Cosa abbastanza usuale per gli anni '80 (mentre non va molto di moda al giorno d'oggi) ma ancora più probabile quando lo sceneggiatore del film e lo scrittore del romanzo sono la stessa persona. William Goldman ha scritto molte sceneggiature per Hollywood, siano esse adattamenti o originali, e sul suo materiale ha fatto un ottimo lavoro. Quindi se avete amato il film ritroverete ogni dettaglio, se vi ha fatto schifo non c'è salvezza.
Però prendiamo in considerazione la possibilità che qualcuno non conosca nemmeno il film e voglia farsi un'idea del romanzo da zero.

"The Princess Bride" è una storia fantastica (ahahahahah) imperniata sulla figura di una giovane, bellissima fanciulla, Bottondoro (o nell'originale Buttercup), e del suo innamorato Westley. Non si può dire granché del romanzo senza spoilerare in parte la trama, ma ciò che sicuramente si può dire è che si tratta di un "classico di vero amore e travolgente avventura" o, come dice il retro di copertina della mia edizione, "un fiaba di scherma, lotta, tortura, veleno, vero amore, odio, vendetta, giganti, cacciatori, cattivi, buoni, bellissime fanciulle, serpenti, ragni, bestie, inseguimenti, fughe, menzogne, verità, passione e miracoli". Ebbene sì, c'è tutto questo nel romanzo suddetto, e forse anche qualcosa in più.

Tuttavia qualche magagna a questo libro l'ho trovata. Sarà che i ricordi d'infanzia generano aspettative altissime, ma non sono stata del tutto soddisfatta dalla lettura. Ecco cosa mi ha infastidito.

Prima di tutto la cornice. Goldman finge di aver soltanto tagliato l'originale, ad opera di tale Morgenstern, tenendo la parte ricca di trama ed eliminando tutti i riferimenti storici e le parti descrittive. Secondo Goldman, Morgenstern è stato uno dei più importanti scrittori di Florin, il Paese in cui è ambientata la storia, e l'autore intendeva con questa fiaba ironizzare sulla società e la politica dello stato. Naturalmente tutto questo non è altro che una baggianata alla Manzoni, il classico "ho trovato un manoscritto in un baule con sopra questa storia sensazionale, state a sentire!". Ci potrebbe anche stare, se non fosse che per essere una baggianata è ripetuta decine di volte, in modo estremamente dettagliato e prende pagine e pagine di introduzione. Decine di pagine. Troppe, a mio avviso. In più questo dà modo all'autore di corredare la storia di commenti piuttosto intrusivi per tutta l'opera, cosa a tratti simpatica, ma in alcuni punti francamente un po' pesante.
Anche nel film c'è una cornice: il nonno che racconta la fiaba al bambino. In parte riprende i commenti dell'autore e la storiella di come lui sentì la storia per la prima volta da suo padre, mentre era molto malato. La differenza è che nel film sono momenti brevi, funzionali e anche simpatici, mentre nel libro l'autore sbrodola troppo.

Un'altra cosa che si percepisce molto di più nel libro che nel film è lo strisciante maschilismo che ne imbeve le pagine. Nel film la protagonista non è davvero Bottondoro: a ben vedere praticamente nessuno si ricorda di lei, mentre tutti noi, anche le femminucce, abbiamo empatizzato con Westley o con gli altri personaggi, ad esempio Inigo Montoya. Sono le storie, i sentimenti, la forza d'animo di un personaggio a renderlo importante e caro al lettore/spettatore. Invece nel libro ci si focalizza molto su Bottondoro, sottolineando in continuazione quanto sia bella, bellissima, la più bella del mondo, ma per il resto un'incapace, ignorante come una capra, stupida e pure maleducata. Non viene detto una volta, ma più e più volte; lo stesso Westley si sente di far presente a Bottondoro di non sforzarsi troppo a pensare, che lei è bella, ma di cervello non ne ha. Devo dire che l'effetto è stato sgradevole. Se penso che questa fiaba è stata inventata dall'autore per allietare le figliolette mi viene un po' di angoscia...

Anche il finale è un po' deludente, secondo me. L'autore non vuole chiudere con un semplice "e vissero tutti felici e contenti" e allora butta lì qualche riferimento a future disgrazie, ma poi non elabora. Rimane così, un po' incompiuto, e sinceramente allora avrei preferito una conclusione banale.

Positivo invece è lo spazio maggiore che viene dato ai coprotagonisti, Inigo e Fezzik, alla loro storia e alla loro personale avventura nel salvataggio di Bottondoro. Sono due personaggi che mi hanno sempre catturato molto e sono stata molto felice di leggerne di più.
Un'altra sorpresa è stato scoprire che Vizzini, uno dei cattivi, si chiama davvero Vizzini nel libro e che, proprio come nel film, è il Siciliano! Niente versioni italiane rivedute e corrette per una volta, è una soddisfazione.
Tutto sommato i cattivi nel libro sono più cattivi e i buoni più buoni e gli innamorati più innamorati. E' tutto un po' più.

Consiglierei la lettura di questo romanzo? Bella domanda... Non è un imperdibile, secondo me, se si conosce la versione cinematografica. Per una volta sono abbastanza intercambiabili. Forse se non avessi visto il film e mi fosse soltanto capitato in mano il libro l'avrei amato di meno. Però per chi ha amato il film è un modo per riscoprire la storia e arricchirla di particolari, rivivendo le emozioni che ci hanno accompagnati da bambini.

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