giovedì 12 ottobre 2017

67. Maria Bellonci - Rinascimento privato




Isabella d'Este in Gonzaga. Cosa ne sapete di questa potentissima, bellissima donna del Rinascimento, che ha tenuto testa a re e papi mentre intratteneva la propria corte a suon di artisti e intellettuali, tanto da diventare un punto di riferimento per l'intera penisola italiana? Se la risposta è "Assolutamente nulla" siete in buona compagnia. Temo infatti che questo valga per un sacco di altre persone in giro per l'Italia, frutto forse di una storia studiata male (o per niente) negli anni di mezzo (la seconda media e la terza superiore, sono veramente anni bui... altro che Medioevo!) o di un taglio didattico che ancora relega le storie di vita vissuta in uno sgabuzzino e le donne potenti della storia in solaio. Io per prima sono un'esponente di questa meravigliosa casta di ignoranti che del Rinascimento italiano pensano di sapere poco e invece non sanno una mazza di niente.

Anche per questo forse esistono, grazie al cielo, gli scrittori di romanzi storici e biografie romanzate: per riempire quei vuoti, quei buchi neri che con indulgenza chiamiamo lacune, con qualche nozione calata nel quotidiano, a cui leghiamo emozioni, avventure e sconvolgimenti personali.
Io non sono un'appassionata lettrice di romanzi storici, anzi possiamo dire che non ne leggo per nulla. Sarà una certa propensione al sopracciglio alzato sviluppata a causa della lettura di alcuni autori italiani contemporanei considerati maestri del genere, come Valerio Massimo Manfredi, che secondo me è al suo meglio quando scrive fanta-storia più di quando si finge serio. (Sarò strana io e tiratemi pomodori marci, ma secondo me la saga di Alexandros è agghiacciante.) Ma sarà anche che io e la storia non siamo mai andate troppo d'accordo e l'idea di ciucciarmi il resoconto di politica, guerre e menate affini non mi attrae. Conosco un sacco di colleghe che si abbuffano di questo genere di romanzi; io sopporto la storia solo se viene raccontata in modo leggero e semplice, chiaro, con collegamenti e qualche immagine o documento storico a fare da sottofondo. Quei bei documentari pure a tratti divertenti che fa di solito la BBC, per intenderci, o il buon Alberto Angela (ma sempre a piccole dosi). Tutto questo per dire che io non solo la lettrice ideale di "Rinascimento privato".

Ho scoperto dell'esistenza di Maria Bellonci quando questo suo romanzo è giunto in casa mia. E' una bella edizione a copertina rigida e pagine patinate, dal profumo delizioso e dal peso specifico del plutonio. Un mattoncino in tutti i sensi. E' finito sulla libreria, è bello da vedere e ha fatto presto amicizia con gli altri classici italiani del Novecento. Pensavo che lì sarebbe rimasto per sempre.
Questo libro non ha una gran fama. L'anno scorso una mia collega lo stava leggendo per la sua Reading Challenge con lo sguardo da condannato a morte e questo non mi ha dato buoni auspici. La mia compara di letture, proprietaria del libro in questione, desiderava segretamente leggerlo da anni ma non trovava la forza morale di iniziarlo per paura del peso specifico della lettura, e lei legge dai 6 ai 10 libri al mese. Anche questo non faceva prevedere meraviglie. Poi il gruppo di lettura l'ha scelto come libro per l'estate. E quindi quando tocca tocca.

Devo dire che sono contenta di essere stata costretta a leggerlo. Di mio non l'avrei mai fatto e posso dire che non è stata un'esperienza traumatica quanto mi sarei aspettata. Basta prenderlo con lo spirito giusto.
Maria Bellonci in questo libro ci racconta la vita di Isabella d'Este facendola parlare in prima persona, come un diario, o meglio una memoria: Isabella ormai anziana che si racconta, ripercorrendo le tappe più importanti della sua vita a partire dalla sua infanzia in quel di Ferrara, la sua vita da duchessa di Mantova, le gioie e i dolori che questo le ha riservato, i suoi figli, i viaggi e gli intrighi politici. Tutto però con un taglio più emotivo, più personale, intimo, meno attenzione per la scena politica vera e propria, per gli sconvolgimenti che cambiavano volto alla penisola italiana, e più per quegli avvenimenti che hanno in qualche modo segnato un punto di svolta nella sua vita. Secondo Maria Bellonci, ovviamente.

Maria Bellonci non è la prima cretina che passa. Ha dedicato la vita a studiare in archivi storici, in particolare la famiglia dei Gonzaga, di cui Isabella diventa un membro centrale sposando Francesco Gonzaga. "Rinascimento privato" è l'ultimo libro della Bellonci cronologicamente parlando che vede come protagonista questa famiglia e gli altri famosi esponenti del Rinascimento italiano. Il suo primo lavoro racconta la vita di Lucrezia Borgia, altra donna potentissima contemporanea di Isabella e sua acerrima nemica da molti punti di vista. Sarebbe interessante leggere anche quello per vedere come l'autrice sia riuscita a passare da una all'altra e come nel tempo il modo di rappresentare quel mondo sia cambiato.
C'è chi dice (ad esempio Antonella) che non abbia fatto un gran lavoro di ricostruzione del personaggio in questo libro. Io non posso giudicare, perché non ne so una mazzafionda di nulla, ma posso dire che a mio avviso è un buon romanzo. Buono, ma non ottimo.

La prima problematica è sicuramente lo stile narrativo. La Bellonci voleva probabilmente ricalcare un lessico arcaico, una parlata antica, per farci immedesimare meglio nel personaggio, per rendere il tutto più realistico. Io capisco il trucco e sono in grado di reggerlo per 551 pagine, ma il mondo non è come me. Capisco che per molti questo è un primo scoglio a tratti insormontabile.
Il secondo problema è che la buona Isabella (e quindi la Bellonci) fa riferimento che leggerezza e facilità a una lunga serie di personaggi ed eventi storici importantissimi. Com'è giusto. Si riferisce a fratelli, cognate e teste coronate d'Europa chiamandoli per nome, dimenticandosi a volte il titolo. Com'è naturale. Dà per scontato che si sappia l'esito di una determinata guerra o le conseguenze di un certo trattato. Com'è assolutamente credibile. Il problema è che io questo cose non le so. Dopo una decina di pagine stavo già schiumando. Perché io sono quel tipo di lettore psicopatico che, se l'autore fa dei riferimenti storici/biografici e io non so di cosa sta parlando vado a cercare su internet, su un'enciclopedia, vado a leggermi tutto ciò che bisognerebbe sapere in merito e poi torno al libro, rinfrancata. Questo approccio, sicuramente patologico, è impossibile con la signora Bellonci. Mi sono dunque trovata ad un bivio: o mollo la lettura o me ne sbatto dei riferimenti storici e leggo senza cercare nulla. Ha vinto questa linea di pensiero e devo dire che, per magia, il libro ha iniziato a volare.
L'ultimo appunto che devo fare alla Bellonci è di aver utilizzato un espediente per giustificare questo tuffo nel passato da parte di Isabella (e darci uno sguardo esterno sulle vicende, anche se non veramente oggettivo) che per me non ha funzionato per nulla. L'autrice immagina che nel corso della sua vita Isabella abbia conosciuto un personaggio inventato, un prete, che poi ha continuato a scriverle per tutta la sua vita, alternando lodi sperticate alla sua bellezza (ricordiamo che Isabella d'Este è stata un po' il sex symbol di Italia in quel periodo) a consigli, brevi riassunti di eventi politici in giro per l'Europa e commenti sul suo magnifico operato.

Sex symbol italico, annata Quattrocento

Per me questa presenza costante nella vita di Isabella è stata soltanto un disturbo, l'equivalente della zanzara nell'orecchio mentre dormi. Sì, per carità, ha aiutato a porre nella giusta sincronia vari eventi storici, ma per la maggior parte del tempo non fa altro che gonfiare l'ego di Isabella con elogi folli, come se questa ne avesse bisogno. Una donna così timida e insicura. Tsk.

Invece ciò che ho apprezzato è la carrellata di Rinascimento che questo romanzo porta con sé. Mi ha aiutato tantissimo a collocare personaggi storici, artisti, intellettuali e la costruzione e creazione di monumenti, palazzi e opere d'arte. Un po' forse Maria Bellonci voleva fare la sborona, mostrandoci quanti nomi celebri riusciva a inserire, ma per me è stato bellissimo, quasi una rivelazione. La struttura della scuola, la divisione netta tra materie, la non sincronicità dei programmi spesso impedisce questa ricostruzione del periodo storico; con questo romanzo sono riuscita a rimettere insieme i pezzi ed è stato bellissimo. Inoltre ho scoperto cose bellissime su Pico della Mirandola che Wikipedia non dice ma la sua tomba sì. Andate e documentatevi, o LGBT+.
Scherzi a parte, credo che sia questo il maggior pregio del libro: sottolineare la centralità di una figura femminile in un periodo in cui le donne, per lo più, erano fattrici e merce di scambio, relegabili in caso contrario al convento, mentre ci insegna che attorno a queste corti c'era un mondo di arte, letteratura e politica, profondamente compenetrato.

Per quanto riguarda poi il mio giudizio personale sul personaggio così conosciuto, attraverso le pagine di "Rinascimento privato", posso ammettere candidamente che io Isabella l'ho odiata e l'avrei affogata in un pozzo al primo capitolo. L'ho trovata una donna egocentrica, ipocrita e volubile, anche se dotata di grande coraggio e di una caparbietà notevoli che le hanno permesso di tenere testa a imperatori e papi. Sarà stata una brava politicante, ma appare come una madre orribile, innamorata del primogenito maschio Federico, un cretino imbarazzante che grazie a dio ho scoperto essere morto soltanto un paio d'anni dopo la madre, e assolutamente fredda e a tratti sprezzante nei confronti degli altri, in particolare della figlia più grande, Eleonora, ma anche della sorella Beatrice. Un filo maschilista, la donna più potente d'Italia. A volte ho sentito anche poco credibili certi eccessi nella personalità di Isabella; posso solo dire che se fossi vissuta a quei tempi l'avrei trovata una donna di una freddezza e di una boriosità intollerabili e non mi sarei stupita nel vedere tanti uomini pendere dalle sue gonne (si sa che avvenenza fisica e modi da madre chioccia ai maschi italici piacciono, checché ne dicano) mentre non riusciva a tenersi un'amica cara di sesso femminile. Persino la sua carissima Elisabetta, quasi una sorella a suo dire, non sembra poi esserle così tanto affezionata...
Bisogna d'altronde ricordare che siamo nel primo Rinascimento e il concetto di rapporto uomo-donna, così come i rapporti umani in genere, era molto diverso da quello a cui siamo abituati oggi. Questo per spezzare una lancia in difesa della ricostruzione della Bellonci, che di certo non voleva né sminuire né rendere antipatica la povera Isabella. Per primeggiare in quel mondo non credo abbia avuto alternative. Ciononostante è stato divertente leggere, alla fine del libro, il commento caustico di Pietro Aretino, che la definì nei suoi ultimi anni di vita una donna "vecchia con i denti falsi e il viso imbellettato". A sentire la bella Isabella raccontare pensavo fosse un vampiro e dimostrasse massimo 40 anni, invece era una vecchiaccia pure lei.

Isabella d'Este modello vecchiaccia

Nel complesso posso dire che il romanzo mi ha a tratti appassionato e a tratti annoiato, ma che sul finale avrei voluto saperne di più della famiglia Gonzaga, tanto che sono andata a leggermi che fine ha fatto ciascun personaggio. Non è il mio genere di romanzo e non lo sarà mai, ma è stata una lettura interessante e sono contenta di averla portata a termine. Ho accarezzato anche l'idea di provare un altro libro dell'autrice, "Tu vipera gentile", di cui si parla tanto nell'introduzione a "Rinascimento privato" e che ho scoperto di possedere tra i libri ereditati insieme alla casa dei nonni. Purtroppo avevo troppi libri in attesa per dar seguito a questa pulsione insana e mi sa che "Tu vipera gentile" rimarrà sul suo scaffale a prendere polvere per molto, molto tempo...
Consigliato? Non saprei. Dipende dalla passione per la storia e le ricostruzioni storiche in genere, oltre a un buon livello lessicale. Però ha vinto il premio Strega nel 1986. Diamole una chance.

Ma soprattutto... Com'è che non ci siamo estinti per la sifilide?!? Domanda che rimarrà, ahimé, insoluta...

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