Chiara di Assisi è una delle sante più famose e venerate di Italia. La sua scelta di rottura, la decisione di abbandonare gli agi di una famiglia benestante, ancor più di quella di Francesco, e di abbracciare una vita di preghiera, penitenza e povertà l'ha resa un'icona di santità più di quanto possano aver fatto i presunti miracoli a lei attribuiti. Ma non è solo alla sua santità che è interessata Dacia Maraini; ciò che davvero l'affascina è la sua disobbedienza sociale, la ribellione nei confronti di ciò che la comunità, la famiglia, la regola si sarebbero aspettati da lei. Una fanciulla nel XIII secolo era destinata a diventare moglie e madre; volente o nolente, era poco più di materiale di scambio. Chiara, scrollandosi di dosso il giogo della società, rinuncia a tutto, anche al proprio corpo, pur di avere una libertà psicologica e mentale per l'epoca inconcepibile.
Ma andiamo con ordine. Dacia Maraini ha pubblicato questo libro nel 2013, quindi si tratta di una delle sue opere più recenti. Per Natale una cara amica che partecipa al gruppo di lettura, sapendomi interessata alla produzione della scrittrice dopo aver letto ed apprezzato "La lunga vita di Marianna Ucria" (di cui ho parlato qui), me ne ha regalata una copia. Avrebbe in verità voluto comprarmi un libro di Fosco Maraini, ma il padre di Dacia è praticamente impossibile da reperire in libreria, ormai...
Comunque sia, ho ricevuto questo libro per Natale e ho voluto subito dare soddisfazione a colei che me l'aveva dato leggendolo. Devo dire che non è uno dei lavori migliori della Maraini, almeno a mio avviso, però mi ha regalato qualche spunto interessante.
Ho messo questo libro nella categoria saggi, ma in fondo non lo è, a meno che non si accetti di definire tale anche una sorta di lungo monologo romanzato in cui si esplora il personaggio di Chiara di Assisi e si riflette sulle sue motivazioni.
La Maraini usa un espediente non esaltante per introdurre la propria scelta di soggetto: uno scambio di messaggi, ricevuto per via telematica da un'ammiratrice, che le chiede insistentemente di scrivere un libro su Chiara di Assisi. La scrittrice inizialmente è ritrosa, anzi, non ne vuole proprio sapere, ma in seguito alle lunghe insistenze della giovane fan - che poi ammette di non essere nemmeno una sua grande fan - inizia ad accumulare e ad esplorare materiale sulla santa.
Da qui in poi si snoda la parte centrale del libro, un lungo monologo di Dacia che si interroga sul personaggio di Chiara analizzandone ogni aspetto della vita. Attraverso agiografie, citazioni, in particolare rifacendosi ai documenti originali raccolti durante il processo di canonizzazione, ricompone il ritratto di una giovane donna forte, risoluta, piena di bontà e dedita al sacrificio, quasi al martirio.
Questa è la parte più bella del libro, a mio avviso. Chiara prende mano a mano forma davanti ai nostri occhi: impariamo a conoscere la famiglia in cui nacque, la sua infanzia, il futuro che l'attendeva, e poi come scappò di casa per raggiungere Francesco, il compromesso che dovette accettare di essere monaca di clausura invece che pellegrina come i frati francescani. L'autrice è puntuale e coinvolgente nel dipanare la storia senza fretta, donandocela a spizzichi e bocconi, saltellando un po' avanti e indietro seguendo il filo dei propri pensieri.
Non è emozionante in sé, questo libro, ma dà tanti spunti di riflessione. Credo che l'autrice volesse fare proprio questo: stimolare il lettore a fermarsi a pensare, a considerare l'epoca in cui questa santa è vissuta e come differiva dalla nostra, cercando di mettere anche in prospettiva, se vogliamo, le scelte tanto drastiche di queste giovanissime donne.
Una delle parti che più mi è piaciuta si concentra sui digiuni costanti e prolungati di Chiara d'Assisi. Non è l'unica santa con questo problema, se così possiamo chiamarlo: la Maraini ce ne offre una carrellata di sante mistiche anoressiche, prima tra tutte Caterina da Siena. Tutte donne di grande carisma e influenza non soltanto religiosa ma anche politica, donne che, suggerisce l'autrice, trassero la propria autorevolezza anche dalla negazione del cibo, che poi è negazione del proprio corpo, della propria esistenza materiale. Legato a questo argomento c'è un interessantissimo libro, intitolato "La santa anoressia" di Rudolph Bell e per chi fosse interessato all'argomento c'è anche un bel documentario, sebbene sia un po' scarno e affrettato, che si basa proprio su questo testo per indagarne la problematica: "Le Sante anoressiche" si può vedere in streaming su RaiStoria.
Un altro tema molto forte è la condizione nella donna in epoca medievale. Dacia Maraini è particolarmente impegnata sul fronte dei diritti delle donne e della storia del genere femminile. Quindi la sua analisi della situazione di Chiara, ma anche di molte altre sante medievali, va a sottolineare la terribile costrizione in cui queste fanciulle si trovavano, schiacciate dalle richieste esterne e private di qualsiasi volontà. In un'epoca tale, farsi monaca era riprendere possesso della propria vita, del proprio corpo, del proprio futuro. Certo, voleva anche dire rinunciare totalmente al mondo, alla famiglia, ma non dobbiamo escludere che così come oggi molte donne anche allora non desiderassero un focolare e tanti pargoli, soprattutto se per averli bisognava sottostare a tali condizioni.
L'indipendenza di Chiara non è totale, è comunque sottomessa a Francesco e le viene impedito di andare per le strade a curare i malati e ad elemosinare per vivere. Era inaccettabile che una donna vivesse così, esposta alla possibilità di essere disonorata in ogni istante, persino per un uomo anticonformista come Francesco. La Maraini si chiede a lungo se Chiara abbia sofferto di questa imposizione, se fosse un dolore per lei starsene chiusa tra quattro mura di cui rifiutava persino la donazione da parte del Papa, costretta ancora una volta a dipendere dal lavoro degli altri (nella fattispecie dei frati francescani che raccoglievano legna e cibo anche per le monache). Forse se lo chiede un po' troppo, perché è lì che il libro inizia ad incagliarsi, nella fissazione che l'autrice sembra avere per questo punto. Suggerisce più e più volte che la malattia che rese Chiara inferma per circa trent'anni, tanto che non poté più alzarsi dal letto, fosse in parte psicosomatica, un'espressione dell'impossibilità di muoversi al di fuori del convento. Può essere come può non essere; io avrei tagliato un po' su questo punto, perché sono illazioni e nulla di più, un po' come stare a discutere del sesso degli angeli.
Un ultimo punto di interesse per me è stata la dolcezza con cui la scrittrice si domanda se all'interno del monastero ci fossero libri. Ipotizza che ci dovesse essere almeno una Bibbia e delle agiografie o delle raccolte di testi spirituali, ma è quasi con dolore che pensa alla possibile assenza di testi. Capisco la preoccupazione di Dacia Maraini perché condivido il suo amore per i libri. C'è una curiosa intervista, piuttosto recente, in cui l'autrice mostra la propria casa, che come si può ben immaginare è straripante di libri. Lei sostiene che si tratti di più di 10.000 testi... Nessuno, anche in cent'anni, potrebbe leggere tanto. Di certo non io! Consiglio la visione per chi fosse invidioso, anche questa disponibile in streaming sul sito della Rai qui.
Il finale del libro invece non mi è piaciuto per nulla. Il ritorno dell'ammiratrice misteriosa, che dal mio punto di vista si rivela una psicopatica pericolosa, non aggiunge niente alla narrazione; anzi, secondo me toglie profondità e verità a ciò che fino a quel momento è stato raccontato. L'associazione tra santa Chiara e una psicopatica non va esattamente a favore della prima... In questo Dacia Maraini ha fallito e tutt'ora non capisco dove volesse arrivare, cosa volesse trasmettere con un personaggio tanto fastidioso, anche a livello epidermico. Peccato, non lo saprò mai...
Insomma, questo forse non è il romanzo che consiglierei di acquistare ad un nuovo lettore di Dacia Maraini, ma il suo modo di affrontare la figura di Chiara di Assisi è stato peculiare e può suscitare qualche riflessione soprattutto in chi ha interessi di natura femminista.
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