domenica 15 gennaio 2017

I bambini "peculiari" di Miss Peregrine - Ransom Riggs

Più riguardo a Hollow CityNon è facile al giorno d'oggi scrivere storie di persone con poteri soprannaturali e mostri orrendi scatenati a dar loro la caccia, di viaggi nel tempo e atti eroici volti a salvare il mondo. Non è facile perché è già stato scritto un po' tutto e il contrario di tutto ed è facile cadere nel banale o attirarsi sospetti di scopiazzatura. A mio parere il buon Ransom Riggs se la cava discretamente, riuscendo a regalarci una storia graziosa ed emozionante senza essere troppo banale.

La saga dei bambini "peculiari" (uso peculiari come traduzione di peculiar, perché la versione italiana speciali secondo me non rende affatto l'idea e trasmette un messaggio semanticamente diverso: questi bambini sono strani, diversi, non speciali; la loro particolarità non li rende più preziosi di qualsiasi altro bambino) era iniziata con "Miss Peregrine's Home for Peculiar Children" ("La casa per bambini speciali di Miss Peregrine") di cui ho parlato qui. La trilogia continua con "Hollow City" e "Library of souls" ("La biblioteca delle anime").

Le vicende riprendono esattamente da dove erano state lasciate e l'autore si rivela molto bravo nei cliffhanger. Insomma, sa fare il suo lavoro.
Jacob e i suoi nuovi amici, i bambini con poteri soprannaturali di cui nel titolo, sono impegnati in una sfida contro il tempo per salvare la loro tutrice Miss Peregrine e tutto il mondo peculiare dai wight e dagli hollowgast che al momento spadroneggiano. La loro meta all'inizio non è chiara, ma presto punteranno su Londra, dove dovrebbero trovarsi le ultime sacche di resistenza ma soprattutto i loro simili catturati.

L'autore mette molta carne sul fuoco  nel secondo libro della serie e la gestisce abbastanza bene. Prima di tutto ci offre uno scorcio molto più ampio del mondo peculiare: sbocciano davanti ai nostri occhi di lettori centinaia di loop temporali, ognuno con una propria ymbryne a prendersene cura; scopriamo che esistono fiabe peculiari, che sono assai più crude di quanto ci aspetteremmo da dei racconti per bambini. Sono tanti i temi che vengono sfiorati, senza che però vengano approfonditi: lo sconcerto e l'angoscia di chi si scopre peculiare, l'inconciliabilità della diversità col mondo esterno sono esempi di tematiche che avrebbero potuto essere analizzate maggiormente, ma rimangono un po' lì, in superficie.
Un altro tema che secondo me l'autore non riesce a rendere è la discrepanza tra l'età anagrafica mostrata dai bambini e quella psicologica. Forse sarà lo stato di infanzia forzata dovuto alla vita con le ymbrine, ma mi sarei aspettata di scorgere, soprattutto nei momenti più drammatici, questa età reale uscire nelle scelte e nei discorsi dei protagonisti; perché no, anche l'attrito tra la maturità intellettuale di Jacob, un reale adolescente, e dei finti bambini, peraltro nati in un'epoca ben diversa dalla sua.

Una delle caratteristiche che rendono questi libri tipicamente YA (letteratura adolescenziale, insomma) è la mancanza di un'opposizione tra bianco e nero reale, di buoni assolutamente buoni e cattivi cattivissimi sempre. C'è spazio invece per tutta quell'area grigia di incertezza, di confluenza delle due sfere: i bambini vogliono fare del bene ma spesso inavvertitamente o con leggerezza fanno del male ad altre persone innocenti; inoltre messi alle strette non si fanno scrupoli ad uccidere chi li vuole catturare. Alcuni cattivi non sono poi così certi di essere cattivi, mentre alcuni buoni una volta non erano proprio essenzialmente buoni... Più di un personaggio perde la vita nel corso della storia, spesso in modo abbastanza spietato.

La storia è un susseguirsi di colpi di scena e rivelazioni, anche se la formula narrativa un po' stanca: alla fine i giovani eroi passano tutto il secondo libro a scappare e anche arrivati al terzo capitolo l'autore spende capitoli su capitoli nel tentativo di organizzare un attacco definitivo ai wights, per poi ridursi a risolverlo nel giro di poche pagine.

Per i cultori della coerenza interna e della costruzione dei sistemi magici la saga lascia un po' a desiderare. La fisica dei loop temporali in cui i peculiari vivono non è molto chiara e a mio parere non funziona granché. L'autore mette in campo tutta una teoria sulla possibilità di passare da un loop all'altro e parla più volte dei rischi legati a questi viaggi, nella fattispecie quello di invecchiare di colpo e di conseguenza morire. Ecco, la teoria dei viaggi nel tempo è bella complicata e secondo me Riggs ci si perde a furia di sguazzarci.
Anche l'organizzazione sociale del mondo peculiare non mi ha convinta del tutto. Il potere delle ymbryne sembra smisurato e il modo assoluto in cui governano sembra giustificare, a tratti, la ribellione dei wights, che rivendicano indipendenza da questo sistema.

Infine uno degli aspetti che più mi ha tenuta incollata alle pagine è la storia d'amore, o meglio il sottotesto romantico, che lega Jacob a Emma. Purtroppo una storia che avrebbe avuto grandi potenziali si arena un po' col procedere dei capitoli. Non voglio svelare niente, nessuno spoiler, soltanto ho notato una sorta di frenata tra l'inizio dell'attrazione tra i due, molto evidente e appassionata come sempre tra adolescenti, e la successiva evoluzione. La conclusione (che può essere felice o drammatica, anche questo non verrà svelato qui!) può piacere o meno. A me, forse per quanto è contorta, ha lasciato un po' così...

Più riguardo a Library of SoulsDalla fine del secondo libro e per tutto il corso del terzo volume è davvero interessante seguire l'evoluzione del potere di Jacob, sebbene verso la fine, ancora una volta, a mio parere lasci perplessi. In particolare, il rapporto che si sviluppa tra Jacob e le creature che riesce a controllare mentalmente avrebbe potuto essere molto approfondito. Il ragazzo empatizza con dei mostri, da un certo momento in poi, e secondo me questo meritava davvero una svolta, una crescita del protagonista. Tristemente non se ne trae nulla.
Anche l'idea della città peculiare maledetta, la Terra del Diavolo (Devil's Acre in originale), è complessa e avrebbe meritato più spazio, spazio che però nella storia non c'era. Tuttavia ancora una volta la sensazione che ho avuto è di molte nuove idee buttate un po' lì, alla rinfusa, poco curate nei dettagli. Le problematiche del mondo peculiare paiono in fondo non interessare a nessuno dei nostri buoni...
A questa confusione si aggiungono invenzioni tecnologiche assurdamente potenti e soprattutto la Biblioteca delle Anime che dà il titolo al terzo capitolo della serie. Non starò a rivelare di cosa si tratta ma secondo me non solo è senza senso ma pure inutile ai fini della storia vera e propria. Avrebbe potuto andare in tante altre direzioni usando il materiale che aveva, senza mettere in mezzo pure questa trovata sconclusionata, che poi si ritrova a concludere in modo affrettato. Anche l'epilogo non mi è piaciuto granché, sempre più vittima di questo andamento senza capo né coda, completamente illogico.

Insomma, la saga scende di livello col tempo e col passare dei volumi. Parte molto bene, con sprint e fantasia, ma lentamente le rotelle del meccanismo si incagliano e lo stridore si sente forte e chiaro nei capitoli finali. A mio parere il problema sta nel fatto che l'autore, col passare del tempo, ha cambiato modo di scrivere. Come confidato da lui stesso nel corso di un'intervista (riportata in appendice al secondo libro), mentre nello scrivere il primo episodio della saga si era lasciato ispirare da alcune foto strane di cui era in possesso, seguendo queste intuizioni senza un vero piano finale, a partire dal secondo volume della serie Riggs ha ideato la storia a priori e ha cercato di trovare foto adatte a portare la trama nella direzione desiderata. Al punto da dover ritoccare alcune foto per farle calzare a forza nella storia. Il risultato è un coacervo di troppe idee e uno stile di scrittura più forzato, meno naturale, imprevedibile e fluido. Fermo restando che le foto, intervallate alla storia, rimangono uno dei punti di forza assoluti dei romanzi.

Ok, temo che i punti negativi siano un po' tantini arrivati in fondo... In verità la sensazione finale non è affatto così negativa. La saga non è eccezionale ma ha dei buoni spunti e intrattiene divertendo ed emozionando, lasciando il lettore spiazzato in alcuni momenti.
Si tratta di una bella serie YA che ritengo verrà apprezzata da coloro che ne sono i naturali fruitori, ovvero gli adolescenti. Per gli adulti forse qualche perplessità in più, dovuta ai buchi di trama e agli aspetti poco approfonditi psicologicamente e culturalmente. Ciononostante un'ottima lettura per chi ha voglia di svagarsi per qualche ora e lasciar correre la fantasia senza farsi troppe domande.

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