Saltando da una lettura da spiaggia assai classica a un'altra, non molto da ombrellone ma assai più contemporanea e anche abbastanza nazional-popolare, il mese di luglio ha visto come protagonista dei miei momenti di svago per parecchi giorni l'autobiografia di Portia de Rossi.
Attrice conosciuta come l'algida Nelle Porter nel telefilm Ally Mcbeal e che da allora ha preso parte a diverse serie tv di discreto successo, è forse salita alla ribalta, almeno nella cronaca scandalistica, per la sua relazione omosessuale con la famosissima presenter americana Ellen DeGeneres, con la quale è convolata a giuste nozze nel 2008.
Non so quanto sia giusto chiamare il suo primo e al momento unico libro, peraltro non ancora edito in Italia, un'autobiografia. Di certo l'ha scritto lei e di certo mette a nudo molte delle sue vicende più intime. Forse la miglior definizione sarebbe autobiografia tematica; infatti lo scopo di Portia non è raccontarci un po' della sua vita, ma un fetta specifica, molto drammatica ed importante, che l'ha portata quasi alla morte: gli anni di lotta contro bulimia e anoressia.
Questa donna, che prima di fare l'attrice ha lavorato per una decina d'anni come modella, ha iniziato a soffrire di disturbi dell'alimentazione praticamente appena intrapresa la carriera artistica, all'età di 12 anni. Questa donna, che io ricordo come un'apparizione tra le donnine un po' grigie di Ally Mcbeal e che ho sempre ritenuto estremamente attraente e sensuale per quanto non perfetta, ha trascorso anni e anni della propria vita a odiare il proprio corpo, se stessa, e a cercare di cambiare ciò che considerava inaccettabile per sentirsi infine davvero fisicamente perfetta. Stiamo parlando di questa donna qui:
Dal mio punto di vista è inconcepibile che qualcuno in grado di apparire così bello in televisione possa sentirsi inadeguato, ma è stato proprio questo uno dei motivi per cui ci ho tenuto tanto a leggere questo libro.
Ho scoperto della pubblicazione di "Unbearable Lightness" ("Insostenibile leggerezza") da un video di Youtube, un'intervista nel talk show di Ellen dal forte carico emotivo e che mi ha davvero colpita. La prima cosa che ho pensato, dopo l'incredulità iniziale è stata: questa donna è davvero coraggiosissima.
Non so quante persone nella stessa condizione avrebbero avuto la forza di esporsi così all'attenzione pubblica e al giudizio della gente, che si sa non vede l'ora di far sapere al mondo ciò che pensa.
Purtroppo il video in questione è stato rimosso e non sono riuscita a trovarne una copia in nessun angoletto illecito del web.
Una delle cose che mi ha più colpito della storia di Portia è la solitudine che l'ha accompagnata in tutti quegli anni, come se un muro costruito per lo più da se stessa e fatto di ambizione sfrenata e insicurezza allo stesso tempo le impedissero di avere un rapporto sincero e di fiducia con chiunque la circondasse, dalla sua famiglia a quelle che lei considera e chiama le sue migliori amiche. Un'incapacità quasi di creare legami autentici e un'inclinazione alla recitazione anche nella vita che di certo non ha giovato nel momento in cui i segreti che nascondeva al mondo iniziavano a diventare enormi. Portia non è una vittima di qualcosa o qualcuno, non si presenta come un esserino delicato e perfetto abusato da una società crudele; anzi mostra il peggio di sé, la propria testardaggine, il bisogno di attenzioni spasmodico e incontrollato, l'incapacità di prendersi cura di chiunque altro, tutta presa dalle proprie ossessioni. E' una donna vera, piena di angoli bui e per questo, forse, più avvicinabile.
Il libro non segue un percorso cronologico lineare, per quanto si possano evidenziare, come inizio e fine della narrazione, l'ingresso nel cast di Ally Mcbeal e l'inizio della sua relazione con Ellen. Tra i flashback e le riflessioni, Portia dipinge il quadro di una vita passata in balia della propria estetica e del giudizio esterno, e la cosa che rende davvero interessante questo libro è che lo fa dal punto di vista della malata, dell'anoressica convinta di essere nel giusto, riportando i pensieri e le sensazioni che hanno ottenebrato la sua capacità di giudizio in tutti quegli anni. Il lettore quindi si cala completamente nella mente della persona disturbata e fidatevi, la sensazione è tutt'altro che gradevole. Ho avuto momenti in cui la lettura si è fatta davvero faticosa e momenti in cui avrei voluto strangolare Portia, così come istanti di pena straziante e di rabbia contro un mondo che invece di aiutarla le mandava messaggi di rinforzo positivo alla sua logica malata.
Portia è molto delicata nel parlare delle colleghe, che in quel periodo erano tutte malate di anoressia nervosa (perché si sa che il mondo delle star è costellato da gente che sta proprio proprio bene...), non le espone mai con troppa crudeltà, cosa che invece fa con se stessa; tuttavia non si esime dal denunciare un sistema di canoni di bellezza e di monopolio del gusto estetico che a tutti gli effetti devasta l'autostima delle donne e spinge le più fragili a gesti estremi.
Portia è una donna di media altezza, sul 1,70 cm, che sarebbe normalmente portata ad un peso di circa 55 chili. Non è una donna particolarmente minuta, seppur magra, e al suo ingresso nel mondo del cinema si rese conto che la sua taglia, tra la 6 e la 8 in America (una 42/44 in Italia) sarebbe stata inaccettabile. Non mi sorprende: per anni io ho portato una taglia 46 venendo tacciata di obesità e sentendomi dire da alcuni negozianti che non avevano "nulla che potesse entrarmi" (testuali parole). Io ho reagito ingrassando ancora di più, probabilmente; lei invece ha cominciato a inasprire una tendenza alle diete da fame e alla bulimia che già la accompagnavano dall'adolescenza. D'altronde è con orrore che si legge dell'umiliazione che è stata costretta a subire in occasione del primo spot L'Oréal, per cui è stata testimonial: trattata con disprezzo assoluto da chi doveva scegliere come vestirla, perché loro non avevano mai preso in considerazione che lei potesse avere una taglia superiore alla 4 (una 40 in Italia), le è stato persino rinfacciato che colleghe precedentemente passate tra le loro mani avevano addirittura una 0 (cioè una 36)! Ora, niente in contrario alla taglia 36 su ragazze minute, dalla struttura esile e plausibilmente dall'altezza un tantino inferiore, ma pensare che una donna possa portare la 36 ed essere alta 1,70 è follia pura...
Ad ogni modo, Portia ci trasporta con una determinazione quasi dolorosa per il lettore sempre più giù, nell'ossessione malata per il cibo e l'attività fisica. Nel momento più drammatico Portia arriverà a pesare circa 36 chili seguendo un regime alimentare di circa 400 calorie al giorno e dovrà riprendere a mangiare per l'improvviso crollo del proprio fisico. L'anoressia è una malattia orribile dal punto di vista psicologico, che porta ricadute gravissime sulla vita personale, familiare e sociale in genere, ma non bisogna trascurare la componente fisica. Portia si è ritrovata a 25 anni con una grave forma di osteoporosi che le impediva praticamente di muoversi, una cirrosi epatica e livelli di potassio ai limiti del collasso generale, tanto che i medici avevano anche ipotizzato che potesse essere affetta anche da lupus ("Ma non è mai lupus!" citazione colta per chi la coglie...).
La strada per uscire da questi problemi è molto lunga e disseminata di ostacoli, per lo più provenienti dall'interno della propria testa. Pur sapendo di aver bisogno di riprendere a mangiare per guarire non è facile vedere il proprio corpo che torna pieno, agli occhi della malata paffuto, e a volte il giudizio dei paparazzi e del pubblico è terribile. Chi è stato malato una volta viene costantemente scrutato e giudicato, perché sarà inevitabilmente troppo grasso o troppo magro, e quindi di nuovo malato. Ricordo con tristezza le vicissitudini di Christina Aguilera e il modo in cui la stampa, al suo rientro dopo essere stata in cura per la sua evidente anoressia, l'aveva descritta come "grassa" per via del ventre leggermente arrotondato... (Faccio riferimento all'uscita del video "Dirrty", andatevelo a vedere e traete le vostre conclusioni...) Portia è stata fortunata forse perché ha trovato sulla sua strada persone che le hanno voluto bene veramente e l'hanno aiutata a intraprendere un percorso anche e sopratutto di liberazione dalle proprie paure, dalla negazione di se stessa.
Ogni pagina del libro trabocca dell'odio di Portia per il proprio corpo, ma dietro a ogni momento di crisi c'è un'altra ombra, più profonda: il terrore di essere scoperti per ciò che si è davvero. Portia ha sempre mostrato una predisposizione per la fuga da se stessa, tanto che a quindici anni decise di cambiare nome (Portia de Rossi è un nome d'arte; il suo vero nome sarebbe Amanda Rogers) per scappare dalla banalità, dalla possibilità che un'altra ragazza si chiamasse nello stesso modo.
Arrivata all'età adulta, Portia sapeva di essere lesbica, e sebbene sia stata sposata con un uomo per qualche tempo non ha mai avuto dubbi sulla propria attrazione per le donne. Purtroppo però vent'anni fa il mondo non era molto aperto all'omosessualità...e a ben vedere nemmeno oggi la situazione è tanto rosea. Allora però, soprattutto per coloro che facevano parte del mondo dello spettacolo, ammettere pubblicamente la propria omosessualità poteva voler dire essere ostracizzati. Proprio Ellen DeGeneres visse sulla propria pelle questa bella esperienza e Portia, così come tanti colleghi nell'armadio, avrebbero fatto di tutto pur di non far scoprire alla stampa la verità. Questo voleva dire negarsi ogni tipo di relazione sentimentale, nel terrore che anche solo un'uscita amichevole potesse mettere la pulce nell'orecchio di qualche paparazzo. Come si può ben immaginare, la tossicità di tenere nascosta una parte di sé unita alla negazione di relazioni forti e all'ossessione per la propria immagine hanno portato la bella attrice al tracollo.
Per quanto possa suonare sdolcinato, è proprio l'amore che salva. Come mille volte abbiamo sentito dire, nulla ha il potere di ridare la vita come l'amore incondizionato di chi ci sta a fianco. Vero, si può guarire e vivere pienamente una relazione solo se ci si ama da soli prima di tutto, ma avere qualcuno che ti vede nei momenti peggiori della tua vita e ciononostante ti ama e ti desidera riempie qualche buco di stima.
Portia ha avuto due donne che l'hanno aiutata ad uscire dal buco nero dell'anoressia: Francesca Gregorini, con la quale però Portia non si sentì di venire allo scoperto pubblicamente, e Ellen DeGeneres, sua attuale compagna. Portia ricorda il giorno in cui incontrò Ellen per la prima volta: pesava 76 chili, il massimo che abbia mai raggiunto, ed Ellen si innamorò di lei all'istante.
L'autrice dice che non si può dire di avere un rapporto davvero sano col cibo finché si segue una qualche dieta. Sostiene che qualsiasi dieta, se richiede restrizioni di alimenti o calorie (che è il presupposto fondamentale di ogni dieta, se non erro) è in qualche modo un inizio della malattia che in lei ha preso tanto piede. Quando ci si nega qualcosa si scatena il desiderio di averla e più ce lo si nega più si accumula il desiderio. Al termine della dieta ci si riempie così tanto di tutto ciò che non si è potuto avere nei mesi precedenti che si finisce per riprendere tutto il peso perso se non di più. Mangiare in modo ordinato, cioè non malato, è permettersi di mangiare di tutto quando ci va ma senza l'ansia che sia l'ultima chance, perché "potremo sempre mangiarne ancora il giorno seguente".
Quest'idea dell'alimentazione mi piace, devo dirlo. Suona sano e meno ossessivo delle mille regole sventolate da questo o quel regime alimentare.
Ho voluto tanto leggere questo libro perché l'argomento mi tocca da vicino. Pur non avendo mai sofferto di anoressia non posso dire che il mio rapporto col cibo sia sempre sano; al giorno d'oggi dubito che molti possano sostenerlo in piena sincerità. Ho portato per molti anni il peso del giudizio, dell'essere considerata grassa; a ben vedere fin dall'età di 12 anni, quando Portia ha iniziato a mettersi a dieta. Non credo che le persone capiscano quanto fa male questo tipo di giudizio, se no non si starebbe ancora a discutere di modelle preadolescenti anoressiche sulle passerelle dell'alta moda internazionale.
Leggere della lotta di una donna bella e famosa in qualche modo ha aiutato la mia autostima. Mi ha confermato che, se qualcuna delle star è semplicemente fortunata, la maggior parte di loro combattono costantemente contro il proprio peso, infliggendosi danni non indifferenti. Portia de Rossi non è stata la prima e certamente non è l'ultima né la sola in questa guerra estetica che ci vuole filiformi a tutti i costi, delicate, fragili, innocue.
"Unbearable lightness" non è un libro leggero da mandar giù, ma vorrei che gli uomini e le donne che non si amano lo leggessero e capissero di non essere soli." Purtroppo non credo che ne vedremo mai una versione in italiano...
Nessun commento:
Posta un commento