Credo faccia strano vedere un'insegnante d'inglese leggere un libretto del genere. Shakespeare è un colosso della letteratura inglese, impossibile da godere se non in originale (persino in traduzione non si può dire di apprezzarlo davvero). Allora, perché mai avrei dovuto mettere le mani su una riscrittura di Shakespeare?
La mia è stata prima di tutto semplice curiosità. Ho sempre pensato che le opere di Shakespeare, per quanto geniali, siano piuttosto difficili da approcciare e che il teatro in lettura non renda fino in fondo. D'altra parte non vedo perché le stesse storie non possano essere trasposte con successo in prosa. Non avrebbero così alcun valore letterario, ma potrebbero attirare quel pubblico che, all'idea di mettere le mani sull'originale, preferirebbero tagliarsi la gola. Quindi ero curiosa di vedere come Charles e Mary Lamb avevano pensato di riadattare alcune delle opere più famose e quanto sarebbero cambiate rispetto all'originale.
Inoltre non posso non ammettere che speravo di poter utilizzare pezzi di questo libricino come bigino per i miei studenti più "faticosi"... Ovviamente sarebbe bello pensare che tutti possano affrontare lo studio di Shakespeare in modo completo e approfondito, ma sono anche una persona ragionevole e so bene che le persone hanno dei limiti e senza delle basi solide la letteratura, soprattutto quella precedente al 1900, presenta delle difficoltà oggettive. Insomma, il riassuntino in prosa, all'occasione, può salvare la vita allo studente e pure a me.
Quindi, come hanno lavorato i nostri fratelli Lamb?
Sarò critica, ma non direi proprio bene... Prima di tutto perché, mentre pensavo di leggere delle versioni in prosa delle più famose opere di Shakespeare, mi sono ritrovata a leggere dei riassunti. Ma proprio riassuntini, di quelli che si troverebbero su un libro di testo qualsiasi...
Il volume che ho letto io racchiude i sunti di Macbeth, La tempesta, Re Lear, Amleto, Otello. Mi pare di capire che nella versione originale, intitolata "Tales from Shakespeare", i racconti siano di più, ma non mi interessa poi scoprire quali manchino all'appello...
Il primo appunto da fare al lavoro dei Lamb è che la resa finale dei racconti è drammaticamente noiosa. Le opere di Shakespeare sono famose anche per la presa che hanno sul pubblico e la capacità dell'autore di dosare momenti drammatici a colpi di scena e persino interruzioni comiche, creando il risultato che tutti conosciamo. I riassunti che ho letto non contengono nessuna emozione, non trasmettono divertimento né dramma, solo una sequela di avvenimenti malamente legati l'uno all'altro. Non so per certo quale fosse il fine ultimo di Charles e Mary nella stesura di questi racconti, ma se volevano invogliare il lettore ad avvicinarsi a Shakespeare... Be', diciamo che dubito del risultato.
Un'altra nota dolente sono i tagli. Dovendo comprimere opere anche lunghe in poche pagine, hanno dovuto per forza eliminare alcune scene. E fin qui lo capisco. Quello che non mi va tanto giù è l'eliminazione di personaggi interi o di scene tra le più famose nella storia del teatro. Non ci sono dialoghi all'interno dei racconti, tutto è raccontato in versione ridotta e sintetica, quindi sono stati eliminati anche tutti i passi più famosi. L'assenza di personaggi, per quanto secondari, ha obbligato gli scrittori a creare ponti di collegamento tra scene che non esistono nell'originale, o addirittura modificare le dinamiche che portano alle risoluzioni finali. Un esempio può essere la riduzione di Otello, in cui con l'eliminazione del personaggio di Emilia, la moglie di Iago, viene meno uno dei tramiti per la sventurata fine di Desdemona. Quanto agli epiloghi, persino quelli sono in qualche caso, come in Amleto, drammaticamente tranciati. Fortinbras/Fortebraccio non ti conosco...
Infine le storie sono disseminate, qui e là, di commentini moralistici e moraleggianti. Charles e Mary Lamb vissero tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento. Fratelli, sebbene Mary avesse 11 anni più di Charles, furono sempre molto legati, forse ancor più strettamente di quanto non succeda normalmente nelle famiglie in quanto Charles decise di dedicare tutta la propria vita a Mary, che essendo malata di mente e pericolosa per gli altri (aveva, tra le altre cose, ucciso la madre in un accesso di follia) e per se stessa aveva bisogno di essere costantemente controllata.
Visto il periodo storico non è sorprendente l'insistenza con cui si sottolinea la morale e la condotta dei personaggi, così come le descrizioni delle donne presenti nelle storie, sempre valutate nei parametri di rispettabilità, sottomissione e devozione religiosa. Al giorno d'oggi la lettura di certi commenti dà proprio sui nervi e suona anche una forzatura del testo di Shakespeare, che poi tutte quelle cose non è che ci tenesse poi tanto a dirle...
Insomma, non sono riuscita a trovare un solo punto favorevole in questo libro. Non è godibile, non può essere considerato una buona lettura per adolescenti pigri e nemmeno un buon bigino perché non segue le vicende in modo puntuale. Un fallimento su tutti i fronti. E dire che questa è considerata la più riuscita tra le opere dei Lamb. Mi guarderò bene dall'approfondire oltre.
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