I libri per bambini mi piacciono proprio, non c'è niente da fare. E' assurdo, perché quand'ero bambina, invece, non ne ho letti poi molti, lanciata com'ero verso la letteratura per i "più grandi". Ho iniziato a leggere libri per ragazzi a 8 anni, libri per adulti verso gli 11, e quelli per bambini li ho un po' ignorati.
Ed è un vero peccato.
Non che sia questa grande tragedia, dal momento che invece, ora, mi piace buttarmi su una di queste storie, di tanto in tanto. Spesso mi danno anche più soddisfazione di tante altre letture più seriose e pesanti... Chiaro che, non avendo più 8 anni, non potrò mai più vivere le emozioni e le sensazioni che quel romanzo mi avrebbe dato da bambina, ma le storie belle davvero hanno talmente tanti livelli di lettura, talmente tanti spunti che, a parer mio, sono godibili a qualunque età.
Tutto ciò per dire che un paio di settimane fa sono andata nella zona per bambini della libreria dove mi servo di solito, ho esplorato la sezione degli usati al 50% e ho scovato questo libro, "Il giardino di mezzanotte" di Philippa Pearce. Conoscevo già questa autrice ma solo per sentito dire, o meglio per aver letto il suo nome sulla copertina di un altro romanzo per ragazzi. La collana Gl'Istrici Salani mi piace, il titolo era accattivante e quindi è venuto a casa con me.
Avevo sbirciato la trama sulla quarta di copertina e mi era parsa semplice, nulla di nuovo e rivoluzionario, ma potenzialmente interessante. Temevo di prevederne già il finale, il colpo di scena che avrebbe rivelato il mistero del suddetto giardino, ma ho voluto mettere alla prova l'autrice. Esito del test: negativo.
La trama del romanzo è piuttosto classica, da un certo punto di vista. Un bambino di nome Tom è costretto a lasciare la propria casa per trasferirsi da alcuni parenti, che si offrono di ospitarlo per qualche tempo. Qui, alla ricerca di un intrattenimento che gli faccia dimenticare la nostalgia di casa, scopre un misterioso fenomeno: ogni notte a mezzanotte, quando la pendola dell'ingresso batte tredici rintocchi anziché dodici, sul retro della casa appare un meraviglioso ed enorme giardino. Tom inizia a recarvisi ogni notte per giocare ed esplorarlo, ed è così che conosce Hatty, una bambina poco più piccola di lui che pare l'unica in grado di vederlo.
La storia procede quindi con la descrizione delle loro avventure, mentre Tom cerca, insieme al lettore, di dare una risposta a due domande: qual è il legame tra la vecchia pendola e l'apparizione del giardino e chi è davvero Hatty? Si tratta di una magia? Il giardino esiste o è esistito davvero e, in quel caso, Hatty è forse un fantasma?
Come dicevo nulla di spettacolare, ma ci si possono trarre buone cose. Invece secondo me l'autrice ha buttato via un buono spunto in un racconto farraginoso e inconcludente. Mette forse troppa carne al fuoco e al momento di tirare le somme taglia un po' troppo, cercando una via d'uscita semplice ma, a mio avviso, poco incisiva.
C'erano secondo me diverse opzioni, diverse strade che poteva tentare, dalla più scontata alle più drammatiche. Invece una soluzione vera non c'è, una spiegazione non la otteniamo; anzi tutti gli indizi che mette in campo non fanno null'altro che complicare ancora di più le cose e rendere contorto lo svolgimento della storia.
Inoltre il libro avrebbe forse avuto bisogno di un minimo di editing legato al periodo storico in cui è stato scritto. Tom è un bambino della prima metà del XX secolo; a occhio lo posizionerei alla fine degli anni '40, massimo nel '52. Essendo stato pubblicato nel '58, il romanzo era abbastanza attuale all'epoca e l'idea di una interferenza temporale, se così possiamo chiamarla, interessante. Riletto al giorno d'oggi, però, con gli occhi di un bambino moderno, Tom è percepito come un alieno: gli usi e lo stile di vita descritto sono inconcepibili per un coetaneo del XXI secolo. Non potendo adattare la storia modernizzandola, forse aiuterebbe dare un riferimento temporale iniziale che renda chiaro al lettore l'ambientazione geografica e temporale. Soprattutto visto che la collocazione nel tempo è così importante per la trama!
Comunque sia sono rimasta un po' delusa da questa lettura, che nella biografia dell'autrice viene definita il suo miglior romanzo. Triste, ma non ne consiglierei la lettura. Non mi ha lasciato niente e, per quanto non possa dire che non mi sia piaciuto affatto, ci sono mille altri libri per bambini che meritano molto di più.
Forse dovrei parlare di un paio di questi, in futuro...
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