In poche parole il fulcro del romanzo
"The Circle" di Dave Eggers, portato recentemente alla ribalta dalla
versione cinematografica con Emma Watson e Tom Hanks, si può riassumere così. L'autore si immagina un mondo del futuro più prossimo (oserei dire che il romanzo, pubblicato
nel 2013, già puzza un po' di vecchio
guardando lo sviluppo che ha avuto la tecnologia digitale...) in cui una grande
azienda, il Cerchio appunto, ha stravolto il concetto di web e di identità digitale con una serie di fortunatissime e
utilissime (all'apparenza) invenzioni. Le app del Cerchio sono così diffuse che ormai la ditta ha soppiantato i
vecchi mostri sacri di internet, come Google e Facebook, e incamera un
fatturato disgustosamente elevato, che l'azienda spende (in apparenza) nella
ricerca e per innalzare lo stile di vita dei propri dipendenti.
La protagonista,
Mae Holland, è una ragazza
giovanissima, da poco laureata in una università prestigiosa ma condannata ad una vita noiosa e
deprimente nel tran tran della propria cittadina, dove ha un lavoro d'ufficio
mal pagato e poco soddisfacente. La sua vita però sembra essere ad una svolta quando Mae, per
disperazione, chiede aiuto alla sua vecchia amica e coinquilina Annie, ora un
pezzo grosso all'interno del Cerchio, al fine di ottenere un lavoro per il
colosso del web. Quando Mae ottiene il lavoro non può credere alla propria fortuna e si dedica anima e
corpo a questa nuova avventura, ansiosa di dimostrarsi degna di questo onore.
Ma poco alla volta dovrà anche prendere
coscienza di quanto il Cerchio chieda sempre più spazio anche alla sua vita privata...
La trama del
romanzo non è esattamente innovativa,
visto che nel '900 gli autori distopici hanno già scritto a profusione del tema dell'invasione
della tecnologia e della sottrazione della privacy a favore di una trasparenza
apparentemente positiva a livello sociale, ma che spesso nasconde la lunga mano
di una dittatura o di un potere forte che vuole il controllo assoluto sulla
società. Non è innovativa, dicevo, ma ciò non vuol dire che non sia fortemente attuale e interessante. Ero molto curiosa di leggere questo libro, che occhieggiavo da un po' sugli scaffali della libreria da cui mi servo di solito, e trovarlo in lingua originale in un piccolo negozio sul lago mi è sembrato un segno del destino, per cui l'ho acquistato e letto immediatamente. Ahimé, mi tocca dire che il libro, a mio avviso, si è rivelato un po' "meh". "Meh" è un'espressione presa proprio dal romanzo e piuttosto diffusa nella lingua inglese e sul web per indicare un commento né positivo né negativo, ma abbastanza indifferente. Una cosa del tipo "non mi dice nulla" o "non mi entusiasma". La protagonista della storia esprime più volte la propria opinione tramite le tre opzioni "Smile" (sorriso), "Frown" (broncio) o "meh". Insomma, come le emoticon. E questo libro per me è proprio meh. Non è brutto, non è uno di quei libri da sconsigliare assolutamente, perché qualche spunto interessante c'è e avrebbe delle potenzialità, ma non entusiasma, non va da nessuna parte, non arriva a una conclusione vera e propria. Meh...
Punto forte del romanzo è sicuramente la descrizione ansiogena di un futuro completamente collegato in rete. Per chi negli ultimi anni ha avuto a che fare con la burocrazia telematica, cioè quasi tutti noi, il punto di partenza del romanzo non può che essere familiare e seducente: l'avventura del Cerchio nasce dalla creazione di un giovane programmatore, Ty, che riesce a unificare account e password di ogni sito, social o istituzionale, in un unico profilo certificato. Interessante come l'autore suppone che questo possa arginare il proliferare di troll e bulli da tastiera; io non sono del tutto convinta che servirebbe a qualcosa negare l'anonimato visti certi commenti su Facebook corredati da nome e cognome...
Da quell'invenzione si sviluppa il Cerchio: via via nuove funzionalità vengono aggiunte, sempre più persone si iscrivono al servizio e tutti i dati e le informazioni di tutti gli utenti vengono salvate e classificate all'interno del cloud, parola che abbiamo imparato a conoscere molto bene negli ultimi anni, pronti ad essere ripescati in qualsiasi momento.
La tematica è attualissima, è inutile far finta di niente. Tutti noi ormai siamo schedati sul cloud, chi più chi meno. Basta avere un cellulare connesso a Facebook e con il GPS acceso... Negli ultimi anni abbiamo visto la diffusione sempre maggiore di pubblicità su misura, basate sui nostri acquisti web, e i cookies che siamo obbligati ad accettare per poter navigare servono proprio a questo: salvare la nostra traccia sulla rete, i nostri interessi, le nostre scelte, e riutilizzarli per anticipare i nostri futuri bisogni. Naturalmente anche vendendo tali informazioni a ditte specializzate... Letto su pagina fa più impressione, anche perché Eggers porta questa realtà all'estremo, ma lo viviamo ogni giorno e, felicemente o meno, ci sguazziamo dentro. Possiamo sottrarci a questa rete globale? Eggers dice di no e io un po' gli credo. Così come i tentativi nel romanzo di nascondersi dal Cerchio hanno un esito assai infelice, non posso non pensare che ormai internet permei la nostra vita così profondamente da rendere la connessione obbligatoria per tutti prima o poi.
Strettamente legato a questo discorso è quello sulla privacy a cui accennavo prima. Ormai di privacy ce ne è rimasta ben poca, per lo più illusoria. Il cloud già sa dove siamo in ogni momento, se il cellulare sta nella nostra tasca o in borsa; sa chi sono i nostri amici, i nostri parenti, le persone che frequentiamo per studio o lavoro, persino chi sono i nostri vicini di casa. Nel cloud ci sono le nostre foto, i nostri contatti, i nostri video e i file, oltre alle email e ai blog come questo. Ho googlato il mio nome e tra le immagini sono uscite le foto di molti miei amici e contatti, ma soprattutto le copertine di libri che ho letto e recensito qui o su Anobii. Per dire...
Chi sa parlare la lingua della rete, vale a dire i programmatori (o gli hacker, che poi fanno la stessa cosa...), ha un potenziale immenso a portata di tastiera. Il Cerchio va oltre, dissemina il mondo di telecamere, in barba a qualsiasi legge sulla tutela della privacy (appunto) e dei minori. In nome della trasparenza si chiede ai politici prima e alla gente qualsiasi poi di rinunciare a nascondere qualsiasi dettaglio della propria vita, arrivando a indossare su di sé tale telecamera, affinché chiunque possa controllarne l'operato in qualsiasi momento.
Sarebbe questa un'idea tanto rivoluzionaria? Quanti inneggiano alle telecamere nelle scuole, in ogni classe, per poter controllare i professori? (E non ditemi che vogliono vedere i propri figli, perché l'unica cosa che conta è trovare un appiglio per poter denunciare la maestra di turno; dell'utilizzo inverso, cioè per determinare sanzioni ai danni degli studenti, non se n'è mai discusso.) E le riunioni, siano esse comunali o parlamentari, non sono oggi quasi sempre trasmesse in streaming? La nostra vita non è gia in chiaro per la maggior parte del tempo? Eggers ancora una volta non fa altro che accentuare un po' i toni, portare la situazione un po' più al limite, e la sensazione si fa subito angosciante.
La cosa più destabilizzante di questo tema è forse proprio la nostra ambivalenza di utenti: l'idea di perdere la nostra privacy, di essere schedati e scrutati ci mette in ansia, ma d'altra parte ci piace avere un computer che sa tutto di noi, che ci suggerisce le pagine da visitare, si ricorda le password per noi e salva in automatico tutti i nostri dati, visto che fare il backup è un'incombenza mostruosamente gravosa. Ci piace che GoogleMaps sappia esattamente dove siamo e ci faccia vedere passo passo dove andare, ci piace spulciare i profili dei nostri conoscenti per fare del pettegolezzo spiccio e pubblicare commenti ambigui perché le persone ci chiedano spiegazioni, ci piace ricevere like e condivisioni che nutrono il nostro ego; tuttavia quando Facebook ci suggerisce come amico quello che abita al quarto piano a cui non rivolgiamo nemmeno la parola un po' ci infastidisce, così come quando una pubblicità ci ricorda di aver acquistato una panciera contenitiva o un set di frustini. Insomma, non è il web ad essere di per sé buono o cattivo: il web è una macchina e come tale è indifferente alla nostra vita. Siamo noi utenti stessi ad avere un rapporto di amore-odio con queste nuove tecnologie e a cercarle anche mentre le rifuggiamo.
Questo romanzo ci fa riflettere anche su questo, su quanto noi siamo disposti a sacrificare della nostra vita privata, a quanto la comunità del web toglie spazio ai nostri hobby e alle persone attorno a noi in carne ed ossa. Che si riesca però a raggiungere una conclusione è ancora una volta un risultato impossibile.
Infatti sconclusionato è anche il romanzo. Nel vero senso della parola: una conclusione vera e propria non c'è. Sì, si intuisce in che direzione continuerà ad andare, ma è nebuloso su ciò che davvero voglia arrivare ad ottenere il Cerchio, all'atto pratico. O perlomeno banale.
A questo si aggiunge una carrellata di personaggi bislacchi e incoerenti, spesso macchiette quasi caricaturali. Mae, la protagonista, all'inizio del libro sembra una ragazza piuttosto sconnessa, cioè molto dedita alla propria vita privata e poco ai social. Per questo motivo rischia quasi di perdere il lavoro. Invece dopo 5 pagine diventa la reginetta del web, con una competitività esasperata nel voler acquistare visibilità. Proclama la trasparenza, l'importanza del non avere segreti, e un minuto dopo silenzia la propria telecamera per parlare di nascosto con la sua amichetta. Mae agisce in modo totalmente incoerente e incomprensibile per tre quarti del libro e ci delude ogni volta. Una protagonista con cui non mi sono riuscita ad immedesimare nemmeno per 10 minuti. Non che gli altri siano meglio. Kalden, il suo misterioso amante, Annie, l'affascinante manager dalla parlantina sboccata, Bailey e Stenton, i due veri leader del Cerchio, Mercer, l'ex che piace tanto ai suoi genitori, o Francis, il suo improbabile fidanzato con problemi di eiaculazione precoce: tutti i personaggi principali non stanno in piedi, non hanno una psicologia chiara e definita, e si fatica a capire quali siano le loro aspirazioni, a cosa ambiscano davvero, cosa li spinga ad agire come fanno.
Un esempio lampante è proprio il rapporto tra Mae e Kalden: lui l'avvicina senza una ragione precisa, lei è una ragazza qualsiasi tra migliaia, eppure lui la sceglie, in qualche modo, per essere la sua alleata. Le mostra cose segretissime e le racconta dettagli oscuri senza nemmeno assicurarsi della sua opinione in merito, senza prima creare un legame di fiducia con lei. Lui è palesemente una sorta di intelligence, di spia o di pezzo grosso in incognito...che senso avrebbe mettere a rischio tutto questo fidandosi di una ragazzetta banderuola a cui si è rivolta la parola 3 volte? Nessuno, appunto...
Mi permetto anche di commentare sulla poca capacità dell'autore di immedesimarsi in una ragazza di vent'anni, quale è Mae: questo romanzo è scritto da un uomo e si vede, perché le donne non impostano in quel modo le proprie relazioni, soprattutto sessuali...
Forse ciò che mi ha lasciato più "meh" di questo romanzo è non riuscire a capire da che parte si schieri l'autore, quale sia la sua finalità. Cosa mi vuole dire Dave Eggers? Non lo so, o meglio, credo di aver capito che volesse criticare l'iper-connessione della nostra generazione ma senza dare delle reali alternative o mostrare una controtendenza positiva. Rimango così, a chiedermi se almeno lui avesse le idee chiare in merito...
Un ultimo appunto: sconsiglio questo romanzo a chi è di stomaco un po' debole e agli animalisti. Non accade nulla per tutto il libro di degno di nota, ma verso la fine il nostro Eggers inserisce una lunga scena piuttosto descrittiva che vuol essere una metafora del Cerchio e che vede come protagonisti alcuni animali marini. Ecco, questa scena sì, che è disturbante. Mi ha lasciato un senso di angoscia, oserei dire di nausea, maggiore che non tutto il resto della faccenda. Anche in questo momento, ripensandoci, mi fa sentire male e lo stile narrativo scelto dall'autore, così dettagliato e quasi gongolante, mi ha disgustato. Quindi amici che si deprimono a vedere un cane sotto la pioggia, evitate di farvi del male.
In conclusione, romanzo con alcune potenzialità non del tutto sfruttate e uno stile narrativo che lascia un po' a desiderare. Metà delle pagine si potrebbero tranquillamente tagliare, dettagli su dettagli inutili si accumulano senza sfociare in un quadro d'insieme coerente. Si legge in fretta, c'è molta suspense, ma lascia molto di non risolto, in sospeso. Un libro di cui si intuisce il finale ben prima della fine e che proprio per questo verrebbe voglia di metterlo giù e abbandonarlo. Non brutto brutto, non illeggibile, ma non bello. Meh.
Punto forte del romanzo è sicuramente la descrizione ansiogena di un futuro completamente collegato in rete. Per chi negli ultimi anni ha avuto a che fare con la burocrazia telematica, cioè quasi tutti noi, il punto di partenza del romanzo non può che essere familiare e seducente: l'avventura del Cerchio nasce dalla creazione di un giovane programmatore, Ty, che riesce a unificare account e password di ogni sito, social o istituzionale, in un unico profilo certificato. Interessante come l'autore suppone che questo possa arginare il proliferare di troll e bulli da tastiera; io non sono del tutto convinta che servirebbe a qualcosa negare l'anonimato visti certi commenti su Facebook corredati da nome e cognome...
Da quell'invenzione si sviluppa il Cerchio: via via nuove funzionalità vengono aggiunte, sempre più persone si iscrivono al servizio e tutti i dati e le informazioni di tutti gli utenti vengono salvate e classificate all'interno del cloud, parola che abbiamo imparato a conoscere molto bene negli ultimi anni, pronti ad essere ripescati in qualsiasi momento.
La tematica è attualissima, è inutile far finta di niente. Tutti noi ormai siamo schedati sul cloud, chi più chi meno. Basta avere un cellulare connesso a Facebook e con il GPS acceso... Negli ultimi anni abbiamo visto la diffusione sempre maggiore di pubblicità su misura, basate sui nostri acquisti web, e i cookies che siamo obbligati ad accettare per poter navigare servono proprio a questo: salvare la nostra traccia sulla rete, i nostri interessi, le nostre scelte, e riutilizzarli per anticipare i nostri futuri bisogni. Naturalmente anche vendendo tali informazioni a ditte specializzate... Letto su pagina fa più impressione, anche perché Eggers porta questa realtà all'estremo, ma lo viviamo ogni giorno e, felicemente o meno, ci sguazziamo dentro. Possiamo sottrarci a questa rete globale? Eggers dice di no e io un po' gli credo. Così come i tentativi nel romanzo di nascondersi dal Cerchio hanno un esito assai infelice, non posso non pensare che ormai internet permei la nostra vita così profondamente da rendere la connessione obbligatoria per tutti prima o poi.
Strettamente legato a questo discorso è quello sulla privacy a cui accennavo prima. Ormai di privacy ce ne è rimasta ben poca, per lo più illusoria. Il cloud già sa dove siamo in ogni momento, se il cellulare sta nella nostra tasca o in borsa; sa chi sono i nostri amici, i nostri parenti, le persone che frequentiamo per studio o lavoro, persino chi sono i nostri vicini di casa. Nel cloud ci sono le nostre foto, i nostri contatti, i nostri video e i file, oltre alle email e ai blog come questo. Ho googlato il mio nome e tra le immagini sono uscite le foto di molti miei amici e contatti, ma soprattutto le copertine di libri che ho letto e recensito qui o su Anobii. Per dire...
Chi sa parlare la lingua della rete, vale a dire i programmatori (o gli hacker, che poi fanno la stessa cosa...), ha un potenziale immenso a portata di tastiera. Il Cerchio va oltre, dissemina il mondo di telecamere, in barba a qualsiasi legge sulla tutela della privacy (appunto) e dei minori. In nome della trasparenza si chiede ai politici prima e alla gente qualsiasi poi di rinunciare a nascondere qualsiasi dettaglio della propria vita, arrivando a indossare su di sé tale telecamera, affinché chiunque possa controllarne l'operato in qualsiasi momento.
Sarebbe questa un'idea tanto rivoluzionaria? Quanti inneggiano alle telecamere nelle scuole, in ogni classe, per poter controllare i professori? (E non ditemi che vogliono vedere i propri figli, perché l'unica cosa che conta è trovare un appiglio per poter denunciare la maestra di turno; dell'utilizzo inverso, cioè per determinare sanzioni ai danni degli studenti, non se n'è mai discusso.) E le riunioni, siano esse comunali o parlamentari, non sono oggi quasi sempre trasmesse in streaming? La nostra vita non è gia in chiaro per la maggior parte del tempo? Eggers ancora una volta non fa altro che accentuare un po' i toni, portare la situazione un po' più al limite, e la sensazione si fa subito angosciante.
La cosa più destabilizzante di questo tema è forse proprio la nostra ambivalenza di utenti: l'idea di perdere la nostra privacy, di essere schedati e scrutati ci mette in ansia, ma d'altra parte ci piace avere un computer che sa tutto di noi, che ci suggerisce le pagine da visitare, si ricorda le password per noi e salva in automatico tutti i nostri dati, visto che fare il backup è un'incombenza mostruosamente gravosa. Ci piace che GoogleMaps sappia esattamente dove siamo e ci faccia vedere passo passo dove andare, ci piace spulciare i profili dei nostri conoscenti per fare del pettegolezzo spiccio e pubblicare commenti ambigui perché le persone ci chiedano spiegazioni, ci piace ricevere like e condivisioni che nutrono il nostro ego; tuttavia quando Facebook ci suggerisce come amico quello che abita al quarto piano a cui non rivolgiamo nemmeno la parola un po' ci infastidisce, così come quando una pubblicità ci ricorda di aver acquistato una panciera contenitiva o un set di frustini. Insomma, non è il web ad essere di per sé buono o cattivo: il web è una macchina e come tale è indifferente alla nostra vita. Siamo noi utenti stessi ad avere un rapporto di amore-odio con queste nuove tecnologie e a cercarle anche mentre le rifuggiamo.
Questo romanzo ci fa riflettere anche su questo, su quanto noi siamo disposti a sacrificare della nostra vita privata, a quanto la comunità del web toglie spazio ai nostri hobby e alle persone attorno a noi in carne ed ossa. Che si riesca però a raggiungere una conclusione è ancora una volta un risultato impossibile.
Infatti sconclusionato è anche il romanzo. Nel vero senso della parola: una conclusione vera e propria non c'è. Sì, si intuisce in che direzione continuerà ad andare, ma è nebuloso su ciò che davvero voglia arrivare ad ottenere il Cerchio, all'atto pratico. O perlomeno banale.
A questo si aggiunge una carrellata di personaggi bislacchi e incoerenti, spesso macchiette quasi caricaturali. Mae, la protagonista, all'inizio del libro sembra una ragazza piuttosto sconnessa, cioè molto dedita alla propria vita privata e poco ai social. Per questo motivo rischia quasi di perdere il lavoro. Invece dopo 5 pagine diventa la reginetta del web, con una competitività esasperata nel voler acquistare visibilità. Proclama la trasparenza, l'importanza del non avere segreti, e un minuto dopo silenzia la propria telecamera per parlare di nascosto con la sua amichetta. Mae agisce in modo totalmente incoerente e incomprensibile per tre quarti del libro e ci delude ogni volta. Una protagonista con cui non mi sono riuscita ad immedesimare nemmeno per 10 minuti. Non che gli altri siano meglio. Kalden, il suo misterioso amante, Annie, l'affascinante manager dalla parlantina sboccata, Bailey e Stenton, i due veri leader del Cerchio, Mercer, l'ex che piace tanto ai suoi genitori, o Francis, il suo improbabile fidanzato con problemi di eiaculazione precoce: tutti i personaggi principali non stanno in piedi, non hanno una psicologia chiara e definita, e si fatica a capire quali siano le loro aspirazioni, a cosa ambiscano davvero, cosa li spinga ad agire come fanno.
Un esempio lampante è proprio il rapporto tra Mae e Kalden: lui l'avvicina senza una ragione precisa, lei è una ragazza qualsiasi tra migliaia, eppure lui la sceglie, in qualche modo, per essere la sua alleata. Le mostra cose segretissime e le racconta dettagli oscuri senza nemmeno assicurarsi della sua opinione in merito, senza prima creare un legame di fiducia con lei. Lui è palesemente una sorta di intelligence, di spia o di pezzo grosso in incognito...che senso avrebbe mettere a rischio tutto questo fidandosi di una ragazzetta banderuola a cui si è rivolta la parola 3 volte? Nessuno, appunto...
Mi permetto anche di commentare sulla poca capacità dell'autore di immedesimarsi in una ragazza di vent'anni, quale è Mae: questo romanzo è scritto da un uomo e si vede, perché le donne non impostano in quel modo le proprie relazioni, soprattutto sessuali...
Forse ciò che mi ha lasciato più "meh" di questo romanzo è non riuscire a capire da che parte si schieri l'autore, quale sia la sua finalità. Cosa mi vuole dire Dave Eggers? Non lo so, o meglio, credo di aver capito che volesse criticare l'iper-connessione della nostra generazione ma senza dare delle reali alternative o mostrare una controtendenza positiva. Rimango così, a chiedermi se almeno lui avesse le idee chiare in merito...
Un ultimo appunto: sconsiglio questo romanzo a chi è di stomaco un po' debole e agli animalisti. Non accade nulla per tutto il libro di degno di nota, ma verso la fine il nostro Eggers inserisce una lunga scena piuttosto descrittiva che vuol essere una metafora del Cerchio e che vede come protagonisti alcuni animali marini. Ecco, questa scena sì, che è disturbante. Mi ha lasciato un senso di angoscia, oserei dire di nausea, maggiore che non tutto il resto della faccenda. Anche in questo momento, ripensandoci, mi fa sentire male e lo stile narrativo scelto dall'autore, così dettagliato e quasi gongolante, mi ha disgustato. Quindi amici che si deprimono a vedere un cane sotto la pioggia, evitate di farvi del male.
In conclusione, romanzo con alcune potenzialità non del tutto sfruttate e uno stile narrativo che lascia un po' a desiderare. Metà delle pagine si potrebbero tranquillamente tagliare, dettagli su dettagli inutili si accumulano senza sfociare in un quadro d'insieme coerente. Si legge in fretta, c'è molta suspense, ma lascia molto di non risolto, in sospeso. Un libro di cui si intuisce il finale ben prima della fine e che proprio per questo verrebbe voglia di metterlo giù e abbandonarlo. Non brutto brutto, non illeggibile, ma non bello. Meh.
Credo che con questo 'Meh' tu abbia sintetizzato perfettamente i miei sentimenti per questo libro, che presenta veramente un altissimo potenziale, ma boh, tirando le somme, non succede nulla. Si lascia leggere ed è anche interessante, ma in conclusione espone un grosso interrogativo a cui non c'è risposta. Ora capisco, quando dicevi che hai notato che su alcuni libri ci troviamo d'accordo! :)
RispondiEliminaEsatto. E la cosa peculiare è che un sacco di recensioni che ho trovato in giro per il web dicono la stessa cosa e ciononostante ci hanno fatto un film. Purtroppo non l'ho visto e non sono proprio riuscita a recuperarlo... Tu l'hai visto? Sai se nella versione cinematografica sono riusciti a trarne qualcosa di meglio?
Elimina(Benvenuta! Grazie per essere passata di qua!)
purtroppo non sono ancora riuscita a vederlo, ma ce l'ho in programma ora che ho letto il libro. ma da quello che è ho capito, quasi nessuno è rimasto soddisfatto del film, proprio come è successo con il libro.
Elimina(Grazie a te! Adoro scambiare opinioni!)