lunedì 15 febbraio 2016

The Dark Tower Series - Stephen King

Più riguardo a La Torre NeraMi sono accorta con un brivido di orrore che ho iniziato questa serie più di un anno e mezzo fa. Non posso dire di non esserne stata attratta in passato: amando King come scrittore e il fantasy come genere, ho sempre desiderato mettere le mani su questi libri. Ciò che mi ha fermato per anni, invece, è l'imponente mole di questa serie: come se ad ogni libro le pagine lievitassero King è passato da un libricino come "L'ultimo cavaliere" al mattone di 1130 pagine che completa la serie, "La Torre Nera" appunto. Essendo una lettrice entusiasta ma lenta, ho rimandato e rimandato il momento di approcciare questi romanzi. Evidentemente c'è un tempo per tutto e il ka (nessun altro termine sarebbe qui più appropriato) ha scelto di mandare sulla mia strada un'appassionata di questi romanzi che mi ha, più o meno esplicitamente, obbligato a leggerli.

La prima cosa che sicuramente va detta è che Stephen King qui ci porta con sé attraverso un mondo completamente nuovo e il viaggio vale di per sé il biglietto. L'ambientazione post-apocalittica mi è sempre piaciuta un casino, per quanto ad alcuni paia un po' scontata. La geografia del mondo immaginato da King è ben chiara nella sua mente, forse un po' meno in quella del lettore, ma dà un tocco di esotismo alla lettura che non guasta mai. Così come sono deliziosi i frammenti di una lingua "altra" che l'autore ha disseminato nel racconto, senza mai eccedere, senza diventare pesante. Lentamente il lettore deduce il significato dei vocaboli inventati e che, proprio per la loro unicità, rivelano il proprio valore simbolico, l'importanza che rivestono all'interno della trama.

A mio parere ciò in cui King eccelle, in ogni sua opera, è proprio il racconto di una storia: non si intende qui lo stile o la costruzione della trama, quanto la narrazione di una vita, di un personaggio, di un evento. Le pagine in cui fa parlare i suoi protagonisti, facendo raccontare loro la propria storia, scorrono come fiumi impetuosi e non ci si staccherebbe mai da quelle pagine. Sarà la naturalezza con cui li fa parlare, con cui riesce a trasmettere le emozioni, le vivide immagini che sa creare... sta di fatto che ognuna di queste sezioni è una chicca e, grazie alle peregrinazioni del buon Roland e alla lunghezza dell'opera, di personaggi da incontrare ce ne sono un bel po'.

Ho fatto fatica, invece, ad affezionarmi ai protagonisti. Roland, l'ultimo cavaliere che dà il nome al primo libro della serie, è un uomo duro, freddo e determinato, volto ad un unico scopo nella vita e disposto a sacrificare qualsiasi cosa per esso: giungere alla leggendaria Torre Nera, che si erge alla fine del mondo in un campo di rose. E' un uomo ferito, che ha sofferto molto, ha rinunciato a tutto ciò che la vita gli aveva donato e che spesso gli ha comunque strappato in modo doloroso e crudele. Un uomo che porta la morte, che ha visto troppe volte la morte in faccia e che ha sepolto tutti coloro che ha amato. Difficile pensare a un personaggio più distaccato e privo di empatia. Lo capisco, certo, non poteva essere altrimenti, ma allo stesso tempo trovo quasi impossibile rivolgere ad una persona del genere il mio affetto, o almeno la mia simpatia. Non è colui in cui vorrei calarmi all'interno della storia, di cui condividere pensieri ed emozioni.
Al pistolero si aggiungono, dal secondo libro in poi ("La chiamata dei tre") Eddie Dean, Susannah e il giovane Jake. Devo essere diventata un po' dura di cuore anch'io, negli ultimi tempi, perché l'unico per cui ho sentito un po' di trasporto è l'animale domestico che quest'ultimo raccoglie strada facendo, il bimbolo Oy. Sì, decisamente mi sto anestetizzando al materiale umano...
Tra i tre Jake è quello che più naturalmente attira le simpatie: è un ragazzino, con ancora nell'animo quella freschezza tutta infantile ma il dolore nel cuore di un giovane uomo che ha già vissuto troppo.
Comunque sia e per quanto antipatie e simpatie siano prettamente personali, King li tratteggia molto bene e dà loro vite assai interessanti, per quanto a loro volta, costellate di dolore. Non si può non dire questo nel commentare questa saga: non è una lettura felice, la carica drammatica rimane alta e accompagna il lettore dall'inizio alla fine con colpi di scena anche strappa-cuore. C'è come una nube di tragedia che incombe sull'intera vicenda, dall'inizio alla fine, e per quanto i protagonisti lottino e ci siano sparuti momenti di trionfo l'atmosfera plumbea tende a tornare.

Un altro dettaglio non di poca rilevanza sono i continui rimandi che si trovano all'interno dei romanzi ad altre opere di King. Alcuni sono veri e propri spoiler e il lettore poco preparato potrebbe ritrovarsi a leggere un riassunto di poche pagine di un intero romanzo precedentemente pubblicato o riferimenti ad ambientazioni e personaggi narrati altrove. "L'ombra dello scorpione", "Insomnia", "Cuori in Atlantide" sono solo alcuni di questi. Pare che la produzione di King sia costellata di riferimenti alla saga della Torre Nera; difficile sorprendersi d'altronde, di fronte a un'opera monumentale che consta di migliaia di pagine e che ha impegnato l'autore dal 1970 al 2004. Una vita è racchiusa tra queste pagine, un diario della creatività di quest'uomo (che invero pare sconfinata). Esistono guide alla lettura della serie della Torre Nera, in cui si suggeriscono non solo riferimenti più o meno espliciti ma anche ordini di lettura e collegamenti.
Sarà perché questa storia ha accompagnato King per così tanto tempo che egli ha scelto di inserirsi tra i personaggi principali. Una cosa un po' strana, questa presenza scomoda dell'autore nei propri libri, per lo più in veste di Deus Ex Machina ma anche fulcro e colonna portante del Vettore. Insomma, si è dato un posto di rilievo, mica una macchietta, una comparsata. Personalmente non mi piacciono queste ingerenze dell'autore nella storia, che creano un collegamento alla realtà che, nel mio caso, rovinano un po' la sospensione del dubbio fondamentale per godere appieno della lettura. Allo stesso modo non apprezzo i momenti in cui la narrazione, da terza persona, si trasforma in prima/seconda persona, in cui King si rivolge direttamente ai suoi lettori e commenta, o addirittura predice, gli avvenimenti. Non accade spesso ma quando lo fa lo odio. Mi è sempre sembrata una debolezza stilistica e King ci casca in modo per me davvero fastidioso.

Insomma, il giudizio è a grandi linee positivo. Non è una serie di cui mi sia innamorata perdutamente come è successo a tanti, non mi ha avvinto irresistibilmente, ma mi ha accompagnato a lungo, mi ha intrattenuto ed emozionato. Sono felice di averla letta e sono certa che, se in futuro deciderò di rileggerla, coglierò mille particolari che mi sono sfuggiti a questa prima lettura. Sicuramente non è il primo libro che consiglierei di King ma è una tappa fondamentale per chiunque sia un suo fan.
Una critica però la devo fare, e non è all'autore o ai libri in sé, ma alla casa editrice che ne ha curato l'edizione che ho maneggiato in particolare. La Sperling e Kupfer ha avuto per anni l'esclusiva sui libri di King e credo che ci abbia fatto dei gran bei soldi. Un autore di punta, adorato da milioni di fan in tutto il mondo e che sforna in media un romanzo o una raccolta di racconti all'anno è una gallina dalle uova d'oro. Ci si aspetterebbe quindi un po' di attenzione all'edizione di quelle pubblicazioni (io mi aspetterei attenzione e serietà professionale in tutti i casi con tutte le pubblicazioni, ma questo è un altro discorso e so di perorare una causa persa...), una cura del testo che preveda, oltre ad un'ottima traduzione, una dignitosa correzione delle bozze. Accantonando la qualità della traduzione, che di ottimo non ha nulla, questi libri sono un coacervo di sviste ed errori di battitura. Punteggiatura volante, lettere scambiate, paragrafi appiccicati... Si trova veramente qualsiasi nefandezza grafica in questi volumi. Io posso capire, trascurare un paio di errori a volume, soprattutto visto il numero di pagine. Tuttavia qui siamo di fronte a una Caporetto editoriale: migliaia di errori solo nell'ultimo volume una media di uno a pagina, a volte due o tre. Errori che si sarebbero potuti evitare lanciando un miserabile correttore di Word. Uno schifo. Una vergogna pensare che quell'edizione a copertina rigida è costata all'acquirente ignaro assai più di quanto in effetti valga. Spero ardentemente che la casa editrice abbia provveduto a correggere tutto il possibile nelle edizioni seguenti.

Voglio concludere però con un ultimo messaggio tornando alla storia narrata in questi sette romanzi. Un insegnamento che nasce dalla lettura dell'ultimo tomo ma che mi ha colpito per il suo richiamo a qualcosa che ho imparato in psicologia e che temo sia una verità davvero davvero scomoda.
Ciò che ci capita, ciò che viviamo, il destino a volte sembra ripetersi, incidenti e sfortune tendono a replicarsi, le persone sbagliate continuano ad affacciarsi alla nostra vita. Noi ci arrabbiamo, piangiamo e ci lamentiamo, incolpando il cielo, il fato avverso, la vita. Ciononostante per lo più ciò che ci accade ce lo procuriamo noi. Una difficoltà non risolta continuerà a ripresentarsi nella nostra vita finché non l'avremo superata, finché non avremo risolto il nostro conflitto. Credo che questo sia l'insegnamento più importante che ci lascia la Torre Nera: se vogliamo cambiare il nostro destino siamo noi quelli che devono cambiare, in profondità. Sta a noi spezzare il circolo vizioso e regalarci un'altra vita possibile.

2 commenti:

  1. Dici cose molto belle, da appassionata mi fai molto felice. Non avevo mai messo a fuoco il messaggio che espliciti alla fine che è, effettivamente, il nucleo centrale della Torre nera. Le schifezze succedono e continuano a succedere finché non cambiamo internamente. Roland l'avrà finalmente capito una volta per tutte?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono contenta che possiamo ancora parlarci! 😉
      Sono anche soddisfatta di essere riuscita a darti uno spunto in più di lettura per questi romanzi. Per Roland...un passo alla volta. Con calma. Siamo ottimisti.

      Elimina