mercoledì 23 agosto 2017

Edgar Allan Poe - Parte 3: i racconti di raziocinio

Chiamiamoli di raziocinio, di deduzione, o semplicemente gialli. Poco cambia: Edgar Allan Poe è a tutti gli effetti uno dei padri del giallo e, nonostante pochi lo sappiano, le sue storie hanno influenzato enormemente i grandi autori successivi, come ad esempio Arthur Conan Doyle (il papà di Sherlock Holmes, per intenderci). Anzi, nel commentare questi racconti trovo davvero difficile non fare riferimento a Sherlock Holmes, perché le similitudini e gli echi tra i racconti sono molteplici e molto forti.

I racconti di Poe considerati parte di questa categoria sono quattro: "The Gold-Bug" ("Lo scarabeo d'oro"), "The Murders in the Rue Morgue" ("I delitti della Rue Morgue"), "The Mystery of Marie Rogêt" ("Il mistero di Marie Rogêt") e "The Purloined Letter" ("La lettera rubata"). Di questi, gli ultimi tre vedono come protagonista uno dei detective più famosi della letteratura, Auguste Dupin.

[Beware! SPOILERS ahead!]

"The Gold-Bug" ("Lo scarabeo d'oro") è un racconto atipico, nel quale ancora riecheggia l'inquietante tema gotico della follia. Protagonista è come sempre il narratore, ma questa volte l'attenzione è tutta puntata su William Legrand, suo amico e bizzarro collezionista di insetti. 
Questi trova un giorno, nel corso di una passeggiata nella campagna circostante, uno strano scarabeo dorato. L'evento, sebbene inusuale, sembra non avere conseguenze particolari, se non che, in seguito a una serata di chiacchiere, Legrand pare divenire pensieroso, tormentato. Di lì a poco il suo comportamento, sempre più strano, mette in apprensione anche il servitore dell'uomo, che lo crede, così come il narratore d'altronde, pazzo. 
Ma non è così. Legrand ha scoperto per caso qualcosa di incredibile, che in qualche modo è legato proprio a quello strano insetto dorato, e ha intenzione di fare di tutto per provare di avere ragione.
Questa storia è meravigliosamente avvincente, sebbene la prima parte, quella della sospetta follia per intenderci, sia un po' pesantina. E' costruito, dicevo, in modo peculiare, perché abbiamo antefatto, conseguenze, azione e solo alla fine la spiegazione dell'intera vicenda. Legrand è un uomo di grande intelletto e capacità di deduzione; noi invece, così come il narratore, viviamo gli eventi da osservatori esterni e veniamo sballottati senza capirci niente per pagine e pagine, fino alla totale conclusione e analisi. 
Uno dei dettagli più innovativi e seducenti del racconto è l'introduzione geniale, da parte di Poe, di un misterioso messaggio cifrato.


Chiunque abbia letto "The Adventure of the Dancing Men" ("L'avventura degli omini danzanti"), uno dei racconti di Sherlock Holmes di Conan Doyle, riconoscerà il procedimento di decriptazione, spiegato con precisione e guidato passo passo. Io ho da sempre una piccola infatuazione per i messaggi in codice e per questo la storia mi è tanto più piaciuta.
Ci sono anche altri eco nel lavoro di Conan Doyle che si possono ricollegare a questo racconto, ad esempio "The Adventure of the Musgrave Ritual" ("Il cerimoniale dei Musgrave"), ma sarebbe solo una goccia nel mare delle opere in qualche modo ispirate a "The Gold-Bug". Citerò soltanto, per rendere l'idea della portata internazionale di Poe, il romanzo "Morbose fantasie" di Jun'ichirō Tanizaki (giapponese!), completamente basato su questo racconto e di cui ho già parlato qui.

Il trittico successivo, come precedentemente detto, è legato al personaggio del detective privato Auguste Dupin. Ma sarà poi giusto chiamarlo detective? Forse no, perché per Dupin la risoluzione dei crimini è quasi un passatempo, un hobby intellettuale, ma non abbiamo una parola migliore per descrivere qualcuno che si impegna a trovare il colpevole di crimini misteriosi.
Ok, lo dico ancora una volta: Auguste Dupin è Sherlock Holmes. Un proto-Sherlock Holmes. Sono talmente tante le caratteristiche che hanno in comune che si fa fatica a contarle: entrambi usano le proprie capacità di ragionamento e la propria intelligenza assolutamente al di fuori della media per risolvere casi all'apparenza irrisolvibili, entrambi sono personaggi piuttosto sociopatici, che passano la maggior parte della propria esistenza chiusi in casa in una sorta di torpore depressivo da cui vengono svegliati soltanto dall'eccitazione di un nuovo caso da risolvere, entrambi sono più interessati a svelare il mistero (e a dimostrare di aver ragione) piuttosto che ad assicurare i malfattori alla giustizia. Sono consultati dalla polizia nelle indagini più impervie e delicate (quindi Sherlock Holmes NON è il primo consulting detective della storia) e hanno una nemesi con cui si scontrano in un costante tentativo di battere l'altro in astuzia: Moriarty per Sherlock Holmes, il misterioso ministro D. per Dupin. Persino la modalità di narrazione è la stessa: in uno abbiamo il famoso Watson, in Poe il narratore è un amico intimo, l'unico, di Dupin, con cui convive e di cui esalta l'ingegno.
D'altronde l'ha ammesso anche Conan Doyle di aver preso non poco spunto dall'opera di Poe. Nella prima avventura di Sherlock Holmes, Watson lo paragona proprio a Dupin per complimentarsi con lui del suo intelletto acuto. Naturalmente il caro Sherlock ringrazia, ma afferma di essere pure meglio di lui, che in fondo era poca cosa...
Al di là dell'umiltà sherlockiana, tutta la sfilza di detective di genio venuti dall'Ottocento in poi devono, in parte, la propria esistenza a Poe. La strada segnata dal personaggio di Dupin è rimasta, da allora, il punto di riferimento di tutti i più grandi scrittori e con ogni probabilità continuerà a esserlo in futuro. Ciò che rende il tutto ancor più incredibile è che Poe, tutto questo, l'ha fatto con tre soli racconti...

"The Murders in the Rue Morgue" ("I delitti della Rue Morgue") è un classico giallo della camera chiusa. Due donne, una giovane e la madre, vengono brutalmente assassinate nella propria casa, in cui vivevano sole e in una sorta di reclusione dal mondo esterno. Quando i soccorsi arrivano, sentendole urlare, nell'aprire la porta non trovano nessuno. Le donne sono morte e apparentemente il colpevole è stato qualcuno dotato di una forza enorme, ma dell'assassino nella stanza non c'è traccia, né pare esserci  alcuna via di fuga. Dupin, però, intuisce subito che ciò che sembra impossibile a volte lo è solo in apparenza...
Questo racconto è geniale e davvero efficace nel tratteggiare il personaggio di Dupin. Purtroppo, negli anni, il mistero e la sorpresa nella risoluzione del caso si sono un po' persi, specie a causa di copertine come questa (che troneggiava sulla mia edizione):


Se mai l'incauto lettore non avesse già sentito parlare di questa storia, gli basterà dare un'occhiata all'immagine per farsene un'idea... E' davvero incredibile quanta poca accortezza ci sia, da questo punto di vista, nell'editoria.
Ciononostante questo rimane probabilmente il più bello dei tre racconti su Dupin e il più coinvolgente, almeno per me. Un capolavoro puro.

"The Purloined Letter" ("La lettera rubata") è il racconto in cui fa capolino il misterioso personaggio del ministro D.. Di lui il lettore non riesce a scoprire granché, se non che è un uomo dalle mille risorse e che conosce molto bene la società parigina in generale, che riveste un ruolo piuttosto importante anche dal punto di vista politico e che è un ricattatore. Il fatto che questo infido individuo non faccia parte, come in altre serie, della criminalità organizzata o non si nasconda nell'ombra, ma sia invece un uomo in vista e conosciuto mi ha completamente spiazzato e stupito. Poe non è mai banale, in questi racconti, e lo dimostra una volta di più nel creare la nemesi di Dupin. Non sappiamo molto di ciò che in passato è intercorso tra i due, che evidentemente si conoscono bene, ma dalle allusioni di quest'ultimo pare di intuire una serie di sgarri, di sfide, che spingono Dupin ad un cupo desiderio di vendetta. Come già si è visto la vendetta è un tema caro a Poe e si può arguire che lo scrittore non fosse del tutto contrario a una soluzione privata dei propri problemi...
Anche in questo caso i rimandi ad altri racconti successivi sono tanti (tanto per citarne alcuni "A Scandal in Bohemia", "The Adventure of the Second Stain" e "The Adventure of Charles Augustus Milverton", tutti e tre sherlockiani). Insomma, una lettera sottratta, un ricattatore, un'importante personalità pubblica che rischia di cadere in disgrazia... Ingredienti divenuti classici.

"The Mystery of Marie Rogêt" ("Il mistero di Marie Rogêt"), invece, è un racconto alquanto strano ed inquietante. Strano perché i protagonisti elucubrano a lungo sul delitto (una povera ragazza trovata morta in un fiume dopo un allontanamento forse volontario da casa) ma non pervengono ad alcuna conclusione, quindi si potrebbe dire un racconto incompiuto; inquietante perché la tragica vicenda di Marie Rogêt è stata ispirata da una storia di cronaca nera reale, avvenuta a New York nel 1841, un anno prima della pubblicazione del racconto. La vittima, una giovane di nome Mary Rogers, fu trovata morta e si sospettò subito un omicidio. La storia colpì molto l'opinione pubblica, poiché la ragazza era già nota per una precedente scomparsa di pochi giorni ed era piuttosto conosciuta in città. Ciò che Poe fa è qualcosa di completamente nuovo: prende tutti i dettagli riguardanti il caso, ogni singola testimonianza e articolo di giornale, e li riadatta, ambientando l'omicidio a Parigi e cambiando i nomi dei protagonisti. Dopodiché sguinzaglia Dupin e gli fa analizzare il caso, cercando di appurare quanto più possibile la verità.
La cosa curiosa è che nella ristampa, avvenuta alcuni anni più tardi, questo racconto è stato corredato dallo stesso Poe di numerose note: il ricordo del caso di cronaca, infatti, non era più molto nitido nella memoria e i lettori avrebbero potuto non cogliere i numerosi riferimenti e le citazioni. Grazie a dio ci ha lasciato tali note, così oggigiorno, dopo tanti anni, possiamo ancora seguire perfettamente tutto l'accaduto!
Come dicevo Poe non porta a termine l'indagine, vale a dire che non trova un colpevole. Fa alcune considerazioni, delle ipotesi, smonta alcune tesi dei quotidiani dell'epoca, ma non è in grado di puntare il dito su qualcuno in particolare. Questo è piuttosto frustrante, perché tutti noi ci aspettiamo, alla fine di un giallo, di scoprire chi è il colpevole. E' anche il più cervellotico dei racconti: i protagonisti non escono mai dal loro appartamento, ma l'intera indagine avviene tramite le pagine dei quotidiani, direttamente dalla poltrona del salotto. Insomma, è un racconto un po' statico. Ciononostante è anche il racconto in cui, più di ogni altro, si nota la mente geniale dell'autore. Poe doveva essere un'intelligenza superiore, fatto denotato già dalla complessità delle sue storie del terrore e del grottesco. Qui dà sfogo e sfoggio della sua cultura a 360°, delle sue capacità analitiche e logiche, insomma delle qualità superiori che rendono speciale Dupin. 

[End of SPOILERS!]

Se dovessi consigliare una serie di racconti da cui iniziare ad avvicinare Poe io non avrei dubbi, indirizzerei l'attenzione su questi. Non riuscirò mai a sottolineare abbastanza la grandezza di questo scrittore nel redigere queste storie, la grandezza di chi dà vita a un genere letterario nuovo, pur con le sue pecche (ma quale ciambella nasce col buco al primo colpo?). Nessuno dovrebbe poter dire di conoscere la letteratura mondiale senza aver letto queste opere.

 (E con questo si conclude la mia prima rassegna dell'opera di Poe. Per praticità qui trovate la prima parte e la seconda parte.)

2 commenti: