domenica 20 agosto 2017

Edgar Allan Poe - Parte 2: le storie gotiche "di carattere"

Ok, non è proprio la dicitura giusta, ma l'ho presa in prestito dalla danza. La danza di carattere è quella parte del balletto classico di repertorio che vuole rappresentare le tradizioni musicali e coreografiche di un determinato Paese, creando quindi un balletto che ne rappresenti lo spirito. Da qui le varie danze russe, spagnole, arabe, ecc ecc. Non è detto che lo incarni realmente, ma ne incarna l'intenzione.
Nella seconda sezione del mio libricino di racconti scelti di Edgar Allan Poe, questi hanno in comune la caratteristica di avere una collocazione geografica ben precisa, specificata dall'autore. Fanno parte di questo gruppo "The Masque of the Red Death" ("La maschera della morte rossa"), "Hop-Frog", "The Pit and the Pendulum" ("Il pozzo e il pendolo") e "The Cask of Amontillado" ("Il barile di Amontillado").

Questi quattro racconti sono piuttosto famosi e non seguono un filo conduttore comune, sebbene in alcuni casi si ripresentino tematiche o dettagli comuni. Cercherò quindi di dire due parole su ciascuno, sempre nella più completa mancanza di analisi critica e letteraria in quanto tale.

[Beware! Spoilers ahead!]


"The “Red Death had long devastated the country. No pestilence had ever been so fatal, or so hideous. Blood was its Avator and its sealthe redness and the horror of blood. There were sharp pains, and sudden dizziness, and then profuse bleeding at the pores, with dissolution. The scarlet stains upon the body and especially upon the face of the victim, were the pest ban which shut him out from the aid and from the sympathy of his fellow-men. And the whole seizure, progress and termination of the disease, were the incidents of half an hour."



("Per lunga e lunga stagione la “Morte Rossa” aveva spopolato la contrada. A memoria duomo non sera mai veduto una peste così orribile, così fatale! A guisa del Vampiro, sua cura e delizia, il sangue, la rossezza e il lividore del sangue. Neglinfelici coltine si manifestava dapprima con dolori acuti, con improvvise vertigini; e dappoi un sudare e trasudar copioso, donde lo sfinire è il dissolversi infine di tutto lessere. E chiazze porporine su la pelle, soprattutto sul volto delle vittime, facean sì che queste fossero schifate e fuggite da tutti, nè soccorso o alcun segno di simpatia le consolasse. Invasione, progresso ed effetti del male erano una cosa stessa, laffare dun momento.")


"The Masque of the Red Death" ("La maschera della morte rossa") è sempre stato uno dei miei racconti preferiti in assoluto. Ha un ritmo incalzante, descrizioni capaci di proiettare nella nostra mente immagini nitide e spettacolari, che colpiscono non solo la vista, con i loro vividissimi colori, ma anche gli altri sensi, in particolare l'udito. E poi c'è la peste, che dona sempre un tocco macabro e angosciante alla narrazione.
Poe ambienta la storia nel nord Italia, in un tempo imprecisato che potrebbe essere il XIV secolo tanto quanto il XVII, sebbene io propenda per la prima opzione. La ragione è semplice: questo racconto racchiude tutti gli elementi classici del gotico, dall'ambientazione medievale al castello. Anche la scelta di nazioni latine non era casuale: Italia e Spagna in particolare, per la loro posizione, le loro tradizioni e superstizioni e la religione Cattolica, erano considerati Paesi esotici, ricchi di mistero e magia, un po' come l'Estremo Oriente per gli europei di oggi. In quest'area non meglio precisata dell'Italia imperversa un'epidemia, un male orribile che porta ad una morte straziante e cruenta. Per salvarsi e salvare gli altri nobili dalla malattia, il principe Prospero invita mille persone nel proprio palazzo, dove attenderanno che l'emergenza finisca. In questa situazione da Decamerone, Prospero indice uno sfarzoso ballo in maschera, ma nel corso della serata qualcosa di inaspettato si farà strada tra gli invitati...
Al di là delle considerazioni letterarie, dal mio punto di vista questo racconto è un inno alla caducità della vita e all'impossibilità da parte dell'uomo di evitare il fato/la morte. Se ci pensiamo, l'umanità negli anni si è mossa ed evoluta sempre più in questa direzione: eliminare le possibili cause di morte, minimizzare i rischi, rendere la nostra vita sicura, prevedibile, certa. E' proprio per questo che soffriamo tanto l'angoscia dell'imprevisto, dell'incidente fatale. Fino a pochi anni fa l'abitudine alla morte rendeva gli uomini più fatalisti, più abbandonati al destino, a ciò che veniva chiamato il "volere di Dio". L'uomo moderno si distingue proprio per questa sua ribellione al fato, per il suo desiderio di autodeterminarsi. Ebbene, Poe ha una visione decisamente negativa in merito. Saranno stati i lutti a renderlo tale? Non lo sapremo mai, ma la frase finale del racconto non lascia scampo:

"And Darkness and Decay and the Red Death held illimitable dominion over all."


("E le Tenebre, la Rovina e la Morte Rossa stabilirono sopra tutte le cose il loro illimitato impero.")

"The Pit and the Pendulum" ("Il pozzo e il pendolo") è probabilmente altrettanto famoso, anche se mi ha appassionato un po' meno. E' una storia più avventurosa e per certi versi drammatica, imperniata inoltre (ancora una volta) sull'incognita di ciò che ci aspetta.
Ci troviamo stavolta in Spagna durante le guerre napoleoniche. Un ufficiale francese, imprigionato dalla Santa Inquisizione spagnola, è sottoposto a una serie peculiare e assai fantasiosa di torture psicologiche che mirano in ogni caso alla sua eliminazione fisica. In questo scritto Poe mette in campo una serie di meccanismi e congegni che sono nel tempo passati nell'immaginazione popolare: film d'azione come "I Goonies", "Indiana Jones" e anche thriller come "Il collezionista d'ossa" devono qualcosa a questo racconto. La tensione nella storia è palpabile e l'utilizzo del buio in particolare fa molto presa su un'angoscia (quella dell'oscurità, appunto) che non ha mai lasciato del tutto l'essere umano. Forse ciò che rende, a mio personalissimo gusto, questa storia un po' meno entusiasmante è proprio lo sfruttamento che i sopracitati meccanismi hanno avuto nella letteratura e cinematografia seguente: alcune strategie le possiamo anticipare, il colpo di scena perde un po' di impatto. Certo è che la Santa Inquisizione, secondo Poe, doveva avere una mente ben perversa...e probabilmente aveva ragione.

"Hop-Frog" e "The cask of Amontillado" ("Il barile di Amontillado") hanno molto in comune, da un certo punto di vista. Prima di tutto perché sono entrambi racconti di vendetta. Il primo ambientato in Francia, il secondo di nuovo in Italia, in particolare a Roma, narrano vicende assai diverse ma che tendono sempre alla rappresentazione di un cupo e assassino desiderio di rivalsa.

Nel primo caso protagonista è un deforme giullare di corte. Chi ha un po' di familiarità con l'opera lirica penserà subito al Rigoletto, perché anche Hop-Frog è un gobbo; tuttavia quest'ultimo viene descritto fin da subito come un essere quasi scimmiesco. Dall'incredibile agilità, la bassa statura, l'origine misteriosa, il lettore si fa l'idea di un personaggio che poco ha di umano. Non ci sorprende quindi l'atto totalmente crudele e disumano che conclude la narrazione. Ad ogni modo ciò che colpisce il lettore nel corso di tutta la vicenda è la mostruosità degli uomini di potere protagonisti di questa storia, che abusano di Hop-Frog e della sua compagna Trippetta in continuazione, dando sfoggio ad una ignoranza, di una stupidità e ad una bruttura che, da un certo punto di vista, fa pendere la bilancia della compassione dalla parte del giullare nonostante tutto.

Il secondo invece è un vero e proprio omicidio, orchestrato con la minuzia tipica di una vera mente criminale. "The cask of Amontillado" potrebbe essere il racconto-simbolo del detto "La vendetta è un piatto che va servito freddo". Protagonisti sono due gentiluomini, che in passato hanno avuto qualche traversia, qualche scontro di cui il lettore non sa nulla di più. Ciò che pare certo è che, almeno per Fortunato, questi bisticci non sono stati altro che sciocchezze, mentre per Montresor, l'io narrante della vicenda, gli screzi e gli insulti sono andati sommandosi fino a raggiungere il culmine. E in perfetta tradizione italiana l'onta va lavata col sangue.
Poe utilizza in questo racconto uno dei suoi temi preferiti, quello del seppellito vivo, ma a differenza di altre storie, in cui questo si ritorce contro il protagonista, qui Montresor ha totale soddisfazione.
In generale, l'impressione più forte che ho avuto da questi due racconti è di un certo godimento, da parte di Poe, nel far compiere una terribile vendetta ai propri personaggi. Non c'è morale alcuna, non c'è accusa: forse lo scrittore non era poi così contrario all'idea della giustizia fai-da-te...

[End of SPOILERS!]

E con questo si passa, con grande godimento, ai quattro celeberrimi racconti del raziocinio...

2 commenti:

  1. La morte rossa e il pozzo e il pendolo sono sempre bellissimi da rileggere (non che gli altri siano da meno, ma questi mi piacciono particolarmente). L'antologia che ho in adozione in terza propone La morte rossa, la faccio sempre leggere, ma è uno strazio perché l'alunno medio capisce meno di una parola ogni tre...

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    1. Ahimè, Poe già di suo utilizza un linguaggio alquanto ricercato, ricco di parole desuete e di una sintassi sontuosa, cosa che gli uomini colti tendono a fare, poi non so perché la traduzione italiana è veramente arcaicizzante e ancora più contorta nella forma... Poveri i tuoi alunni, un po' comprendo la loro fatica.
      A mio parere, però, Il pozzo e il pendolo potrebbe piacere di più a dei preadolescenti. C'è più azione...

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