sabato 11 marzo 2017

42/43. Amélie Nothomb - Diario di Rondine + Barbablù

Nelle scorse settimane ho fatto una mini-scorpacciata di Amélie Nothomb. Scrittrice che io amo molto e che mi affascina con la sua capacità di usare il linguaggio in modo schietto e poetico a un tempo, ho imparato ad amarla leggendo due dei suoi romanzi più famosi e, a mio modesto parere, i migliori: "Metafisica dei tubi" e "Stupore e tremori". Entrambe opere dal carattere fortemente autobiografico, ci permettono di entrare un po' più a fondo nella mente di questa scrittrice straordinaria, così colta e anticonformista, figlia di un mix di culture diversissime e spesso in contrasto tra cui spiccano il Giappone e il Belgio, rispettivamente il Paese in cui ha trascorso parte dell'infanzia e la sua terra d'origine.
Non si può negare che i libri di Amélie Nothomb siano parecchio strani, a volte sopra le righe, ma è proprio questo che me la fa amare: qualsiasi cosa scriva, in qualche modo mi cattura e non mi delude mai. Sarà che non so mai cosa aspettarmi...

Una delle sue tematiche forti è la morte e leggendo un po' della sua produzione ho notato che sembra provare una certa attrazione per gli assassini e i serial killer. Anche queste due opere, "Diario di Rondine" e "Barbablù", trattano di uomini che uccidono, ma in modo completamente diverso.

"Diario di Rondine" è la storia di un giovane fattorino che, in seguito a una delusione amorosa, non resiste al dolore e sceglie di spegnere le proprie risposte emotive. La genialità della Nothomb appare immediatamente: come si fa infatti a spegnere le proprie sensazioni? Semplice. C'è un interruttore dentro di noi. Sposti l'interruttore su "off" ed il gioco è fatto. Voilà. Il problema è che poi non torna più a posto così facilmente e l'assenza di emozioni porta a una deprivazione sensoriale intollerabile.
Il protagonista scopre di non riuscire più a provare piacere se non avendo esperienze completamente nuove. Così, complice il suo talento per le armi da fuoco, scopre l'immenso godimento che gli dà uccidere gente del tutto sconosciuta. Il passo successivo è quindi facile: diventare un serial killer, o meglio un sicario, un killer professionista.
Non dirò nulla né sul significato del titolo (posso solo anticipare che Rondine è da considerarsi un nome proprio e non si riferisce al protagonista) né sullo sviluppo della trama in sé. Non è uno dei libri più belli dell'autrice ma come al solito è riuscita a rapirmi. La sua esplorazione della mente di uno psicopatico - perché chi non prova emozioni lo è a tutti gli effetti - ha una tale disumanità da farci dubitare della sanità mentale della scrittrice stessa. Devo dire la verità, ho pensato spesso che Amélie Nothomb sia il genere di persona che adoro leggere ma non vorrei mai avere in giro per casa...

Invece di questo libro voglio regalare l'incipit, perché già da queste poche righe si può cogliere la potenza della sua scrittura e l'originalità delle sue idee. Quella che segue è la descrizione, secondo Amélie Nothomb, del risveglio dal sonno.

Ti risvegli al buio nella più assoluta incoscienza. Dove sono, che cosa è successo? Per un istante la memoria è cancellata. Non capisci più se sei un bambino o un adulto, un uomo o una donna, colpevole o innocente. Le tenebre sono quelle della notte o di una prigione? 
Capisci solo una cosa, e tanto più intensamente dal momento che è il tuo unico bagaglio: sei vivo. Più di così non lo sei mai stato: sei vivo e basta. In che consiste la vita all'interno di questa frazione di secondo in cui hai il raro privilegio di non avere identità?
In questo: hai paura.
Non c'è libertà più grande di questa breve amnesia del risveglio. Sei un neonato che conosce il linguaggio. Puoi assegnare un vocabolo alla scoperta senza nome della nostra nascita: sei scaraventato nel terrore della vita.

Così inquietante, sensoriale e mentale allo stesso tempo... Mi ci perdo.

Il secondo romanzo, "Barbablù", è proprio ciò che sembra: la riscrittura in chiave moderna e parecchio emancipata della storia di Barbablù, per intenderci quello che uccideva le proprie mogli quando sbirciavano nell'unica stanza della casa che era loro vietata - quella in cui teneva le mogli morte, per l'appunto.
Non credo serva dire molto di più perché già dà un'idea ben chiara di cosa aspettarsi. Invece ciò che non ci si aspetta è la capacità della Nothomb di trasformare questa favola in un approfondimento della simbologia che incarna e, allo stesso tempo, in un thriller vero e proprio.

La tematica dell'amore unito alla morte è presente in entrambi i libri, ma soprattutto in questo secondo trionfa proprio l'assurdità dell'innamoramento, che non distingue l'oggetto del proprio affetto nemmeno in presenza di un assassino, o presunto tale. Saturnine, la protagonista, una giovane forte, autonoma e senza paura, prova sulla propria pelle proprio la pazzia dell'amore: l'amore folle del Barbablù della storia, Don Elemirio Nibal y Milcar, ma anche quello che minaccia il proprio cuore e che potrebbe farla cadere tra le grinfie dell'assassino.
Ci sono molte altre tematiche interessanti, impossibile elencarle tutte. Una delle mie preferite è stata l'analisi del parallelismo tra la fiaba di Barbablù e la creazione dell'uomo nella Bibbia. In entrambi i casi abbiamo un maschio potente che dice di amare con tutto il cuore la moglie o la propria creatura. Questi viene posto in una dimora bellissima, in cui può trovare tutto ciò di cui ha bisogno, sia essa un castello o il giardino Eden, ma a una condizione: di non superare mai un limite, di non infrangere l'unica proibizione imposta. La stanza di Barbablù è il frutto dell'albero del bene e del male, e la creatura umana, tentata dalla curiosità o dal timore, dal bisogno di sapere e superare il limite, cade prima o poi in errore. Il prezzo per questa trasgressione è in entrambe le storie la morte.
Questo tema è assai diffuso nella letteratura dalle origini a oggi. Tanto per citarne uno a caso potrei far riferimento alla favola di Amore e Psiche ne "L'asino d'oro" di Apuleio, che rimarca più volte come Psiche cada vittima della propria curiosità al punto da perdere quasi la vita. Ciò che però mi è piaciuto della visione della Nothomb è lo spostamento dell'attenzione dalla vittima (il trasgressore) al carnefice (colui che punisce). Il desiderio di sapere è ciò che rende gli umani tali; è invece la crudeltà di chi pone il limite ma allo stesso tempo lo rende desiderabile ad essere riprovevole. Perché mettere un albero che non si può toccare nell'Eden? Perché sottolineare l'obbligo di non aprire la misteriosa stanza alla giovane moglie? Nel momento stesso in cui si pone la proibizione si prepara il momento di godimento in cui tale legge sarà infranta e il peccatore punito. Si sottolinea anche la pena smisurata in confronto all'infrazione: la morte è la privazione di ogni cosa, in primis della possibilità di fare ammenda.

Ancora una volta, tra le montagne russe mentali dell'autrice, il lettore è colpito dalla danza delle parole, dalla ricchezza sensoriale della narrazione. La vista è il senso più stimolato in questo libro, ma anche il gusto e il tatto pervadono il progredire degli eventi. Ecco, questo è forse uno dei pregi più grandi di questa scrittrice: la capacità di fare davvero appello alla totalità del corpo del lettore e dei protagonisti delle storie, andando a stimolare tutti e cinque i sensi mentre gioca con la sua mente più analitica e razionale.
Insomma, questo secondo titolo mi è piaciuto molto e lo consiglierei davvero. E se ci fosse qualcuno che ancora non conosce questa scrittrice è pregato di mettersi subito in pari e di darle una chance di farsi incantare. I suoi libri, in fondo, sono tanto brevi che il tentativo non può che valere la pena...

2 commenti:

  1. Affascinante! Io penso che uno dei temi portanti della Nothomb sia l'amore tu, invece, la morte. Come siamo sempre divergenti... la tua recensione è sempre densa di cose intelligenti a cui io non avrei pensato. Uh, non ho letto Diario di Rondine, molta vergogna sulla mia mucca.

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    1. Amore e morte non sono forse complementari e inscindibili (per lo meno in quest'autrice)?
      Anche la tua recensione è tanto bella e ricca, vediamo sempre tante cose diverse. Per questo mi piace tanto leggere gli stessi libri. :)

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