martedì 2 maggio 2017

49. Gabriel Garcìa Màrquez - Dell'amore e di altri demoni

Più riguardo a Dell'amore e di altri demoniA volte i libri si chiamano. Non è una novità, ci sono libri che si attraggono naturalmente e quando ne leggi uno non puoi esimerti dal leggere l'altro. E poi ci sono libri che non sembrano collegati, apparentemente, ma che quando li leggi capisci che un legame c'è sempre stato e aspettava solo di essere scoperto. Questo è ciò che mi è successo con "Dell'amore e di altri demoni" di Garcìa Màrquez.
Avevo appena finito di leggere "Olalla" di Stevenson e mi guardavo intorno incerta sul da farsi, perché di libri da leggere ne ho migliaia (purtroppo un'espressione abbastanza puntuale, guardando la mia libreria...) ma scegliere il prossimo è sempre un piccolo dramma. Scegliere quale libro leggere appena se ne è concluso un altro vuol dire chiudere con quel mondo, con le atmosfere e i personaggi, con le emozioni che ancora aleggiano sottopelle e accettare di immergersi in qualcosa di totalmente diverso. Insomma, un'esperienza a suo modo traumatica!
Tornando a Stevenson, dando un'occhiata alla copertina del libretto ho notato che questo racconto/romanzo è stato accostato per ambientazione e atmosfere a "Manoscritto trovato a Saragozza" di Potocki, romanzo che aspetta di essere letto sul suo scaffale e mi occhieggia da un po'. Ho preso seriamente in considerazione l'idea di buttarmici, ma poi la ragione ha prevalso: la Polonia non mi urge, al momento, ho già un autore polacco nel novero degli scrittori letti e bloggati mentre scarseggio in Sud America. Quindi perché non spostarci da quelle parti?
"Dell'amore e di altri demoni" languiva da un po' sul mio comodino. Non potevo più posticipare il suo turno. A posteriori sono proprio felice di non aver indugiato oltre.

Questo non è il mio primo incontro con Gabriel Garcìa Màrquez e il suo realismo magico. Da adolescente lessi il capolavoro "Cent'anni di solitudine" (che mi sono ripromessa di rileggere, prima o poi, perché ricordo poco se non la difficoltà nel distinguere i personaggi...) e mi piacque moltissimo. Negli anni ho poi letto altre sue opere minori, come "Cronaca di una morte annunciata", e non mi ha mai deluso, anche se non sono comparabili con il romanzo succitato.
"Dell'amore e di altri demoni" appartiene a tutti gli effetti al mondo drammatico e violento venato di magia e leggenda dell'autore. Questa volta la storia si svolge a Cartagena de Indias, città sulla costa settentrionale della Colombia e, in passato, porto fondamentale per i traffici con l'Europa, l'Africa e il Nord America. L'epoca è il XVIII secolo, periodo in cui in Colombia era ancora in piena opera l'inquisizione spagnola e la storia narrata ha proprio i contorni della leggenda; anzi, ci viene proprio presentata come tale.
Lo scrittore racconta di aver presenziato alla riesumazione dei corpi contenuti in alcune tombe illustri (e altre meno) all'interno della cripta del vecchio convento Santa Clara, che nel 1949 doveva essere completamente restaurato e trasformato in hotel di lusso. Fatto storico effettivamente accaduto, eccovi una foto degli interni dell'hotel oggi:


Tornando alla narrazione, tra le tombe aperte rimane scolpita nella memoria dello scrittore il ritrovamento del corpo di una ragazzina i cui lunghi capelli rossi misuravano la bellezza di 22 metri! Il nome inciso sulla lapide è Sierva Marìa de Todos los Angeles e l'autore ne associa il nome alla memoria di una leggenda popolare locale, la storia di una ragazzina morta in seguito al morso di un cane rabbioso e poi considerata santa. E' così che incontriamo la nostra protagonista.

Sierva Marìa è una ragazzina di circa 12 anni, unica figlia di una famiglia di marchesi lentamente caduta in disgrazia. Rifiutata dai genitori, troppo concentrati su se stessi per prendersene cura, la bambina è stata cresciuta dagli schiavi neri della tenuta, di cui parla le lingue d'origine e dei quali conosce canti, rituali e credenze. La bambina dorme persino insieme a loro e si adorna di collane africane regalatele a scopo protettivo e benaugurante. Mangia e si comporta come una di loro, con cui è felice e a suo agio; sono le usanze e la cultura dei bianchi spagnoli che invece rifugge: si rifiuta di imparare a leggere e scrivere, non è interessata all'arte né alla religione e sfida qualsiasi comportamento sia considerato confacente ad una marchesina come lei. Segno particolare che la contraddistingue è la lunghissima chioma fulva, che porta costantemente acconciata in trecce per evitare che strisci per terra. Una novella Raperonzolo, che dalla nascita non ha mai potuto tagliarsi i capelli per un voto fatto alla Madonna.

Il dramma della ragazzina inizia un giorno in cui si reca al mercato con una schiava. Lì viene morsa lievemente da un cane randagio al piede; qualche tempo dopo si scopre che il cane in questione era malato di rabbia. Si staglia quindi l'ombra della malattia su Sierva Marìa: svilupperà anche lei l'infezione mortale?
Personalmente non sono riuscita ad affezionarmi a Sierva Marìa, che è una ragazzina irritante e a tratti inquietante, eppure le sue vicende mi hanno coinvolto con grande intensità. Pur sapendo fin dall'inizio che morirà, dato che lo scrittore ce ne mostra la tomba, il lettore rimane sul filo, pagina dopo pagina, nell'angoscia di scoprire come e perché la giovane morirà veramente.

Non che ci siano molti personaggi con cui è facile empatizzare o entrare in contatto davvero. I protagonisti di questo romanzo, dai principali ai secondari, sono tutt'altro che realistici: dai genitori di Sierva Marìa alla misteriosa (e pazza) Dulce Olivia, ci si trova di fronte ad una carrellata di personaggi stravaganti, estremi e grotteschi, quasi fossero tratti da fiabe o miti popolari. Questa è una delle caratteristiche che più mi colpiscono del realismo magico di Gabriel Garcìa Màrquez, il modo in cui riesce a creare dei personaggi assolutamente irreali, inumani, e tuttavia così rappresentativi dei pregi e dei difetti dell'umanità. Qualità tipica, appunto, della letteratura mitica.

Che c'entra il titolo del romanzo, però, con tutto questo? Be', fa riferimento a quello che è davvero il tema portante della storia, vale a dire l'amore visto come uno sconvolgimento dei sensi e della psiche, un sentimento che porta alla pazzia e alla rovina e quindi assimilabile ad una possessione demoniaca. Lo scrittore non è certo il primo a comparare l'innamoramento all'influenza di demoni! Lo sapevano già gli antichi, ma qui è presentato proprio in parallelo ad una sospetta possessione demoniaca, a carico, ahimè, della piccola Sierva Marìa.
L'amore è sempre drammatico e pericoloso in questo romanzo, tutti i personaggi preda di questo sentimento finiscono per trovarvi rovina in un modo o nell'altro. Sarà che spesso non si tratta del genere di amore che io ritengo davvero tale, una comunione di sensi e di intenti, la scelta di stare accanto ad una persona che ci rende migliori e che ci fa sentire tutto in modo più pieno... Qui invece l'amore è fatto di pulsioni irrefrenabili, di gelosie, di trasgressione; sono passioni che si consumano in fretta e che lasciano dietro a sé dolore, assenza, disgusto, tradimenti e solitudine.
Nemmeno i religiosi sono al sicuro da questo demone, anzi ne sono spesso vittime e, quando non ne fanno esperienza, sono carichi di risentimento e invidia per chi invece nella vita ha avuto il piacere di sentire il cuore battere più forte.
Amore, dunque? Mi si dica se è da ritenere vero amore quello di un uomo di più di trent'anni per una ragazzina di 12 anni, come accade nella vicenda.. No, follia amorosa, questo è il demone del titolo, la carnalità e l'idolatria estreme che si adattano a questi personaggi fuori dagli schemi. Follia che toglie la ragione se c'è e che dissecca l'anima se manca, come nella famiglia di Sierva Marìa, dove l'assenza di tenerezza e affetto è totale.

Non sono certa di quanto mi sia piaciuto questo libro, perché la sensazione che lascia non è piacevole, quanto piuttosto disturbante. Se si aprono le pagine di questo romanzo per cercare l'amore del titolo si resta delusi; se invece si avvicina senza preconcetti è una storia forte e davvero surreale che lascia tanti spunti di riflessione e regala colpi di scena ed emozioni. Di certo ne consiglierei la lettura, specialmente a coloro che già conoscono l'autore e ne apprezzano lo stile e le tematiche.

Uh, quasi dimenticavo! Che c'entra "Olalla" di Stevenson con questo romanzo? Be', niente. O meglio, nelle prime pagine appare un personaggio che si chiama Olalla e che tornerà, nel corso delle vicende, come un membro della famiglia protagonista. Insomma, una semplice coincidenza, niente di più, ma mi ha colpito. Che sia un nome tradizionale spagnolo più diffuso di quanto creda?

4 commenti:

  1. Maquez, come Flaubert, è un autore che mi sono bruciata perché mi è stato imposto ai primi anni del liceo, quando non ero pronta o semplicemente avevo la testa altrove. Da allora mi ripeto che il tempo è passato e che mi sto negando qualcosa di grande. Ma niente, continuo ad averne paura, come chi è stato morso da un cane da piccole e poi ha paura anche di avvicinarsi a un carlino...

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  2. Non so che libro ti hanno fatto leggere ma mi spiace molto. Io ho letto il celeberrimo "Cent'anni di solitudine verso i 17 anni ma per scelta autonoma e mi piacque tantissimo. Se ti piace lo stile sudamericano ("La casa degli spiriti" dell'Allende, per capirci, anche se è diversissimo) e vuoi riprovarci ti consiglierei un libro corto, non uno dei suoi due mattoni. Questo non è molto lungo ed è scritto grande, altrimenti "Cronaca di una morte annunciata" è molto molto corto, ma un po' meno bello dei suoi più corposi... Fammi sapere quando vuoi riprovarci, posso prestarti di tutto un po'!

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    1. Era Cronaca di una morte annunciata. Ripensandoci ora credo sia un bel libro, ma a 14 anni non me ne poteva importar di meno (ero in pieno trip di epica medioevale)

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    2. Ah ok. Comunque non è esattamente la sua opera migliore. E' un po' meno epica delle altre, ecco. Secondo me invece il fatto che metta tanti riferimenti storici ma rivisitati in questa forma di atmosfera magica potrebbe piacerti... Insomma, se vuoi dargli un'occhiata sai dove bussare!

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